A Roma, lo Stato ha perso!

L’Italia brulica di immigrati. Sempre più frustrati, sempre più arroganti. Migliaia e migliaia sono pronti a sbarcare, sicuri di essere accolti. Mentre le strutture di prima accoglienza scoppiano. E Roma è circondata da un anello di campi abusivi, vero serbatoio del crimine. Nelle trasmissioni televisive, adolescenti rom si vantano di guadagnare, grazie al furto, mille euro al giorno e di fare tutto questo impunemente. La polizia le sorprende in flagrante, le interroga, le rilascia. La gente, soprattutto nelle grandi città, afferma di non sentirsi tutelata. Di essere derubata due volte: degli averi (quanto non della incolumità) e della tranquillità. Ma anche nei piccoli centri, ormai, il rituale si ripete. Furti alla luce del sole, o della luna. Viene chiamata la polizia. Arriva in ritardo con l’intenzione di permettere la fuga ai trasgressori.

Del resto, quale poliziotto, con un minimo di saggezza, rischierebbe la vita per imprigionare gente che viene rilasciata dopo qualche ora? Dov’è lo Stato? Scriveva Max Weber che lo Stato è la concentrazione del potere militare ed amministrativo sopra un territorio. Dov’è questo potere e questo territorio? Il nostro Stato non ha saputo coniugare due termini fondamentali della politica: la Libertà e la Legalità. Il nostro Stato ha perso la sua battaglia di tutela e controllo del territorio. L’ha persa soprattutto nella capitale. Alla stazione Termini dove sosta, come in un albergo, un numero imprecisato di stranieri, pronti a narcotizzarti nel sonno per derubarti meglio. L’ha perso nei campi abusivi, in quartieri popolosi come l’Ostiense, il Colosseo, San Pietro, ove lo scippo ed il borseggio sono la norma. Ma forse, stiamo subendo una deprivazione ancora più grave di quella degli averi e della tranquillità. Ci stanno togliendo la prevedibilità del diritto, il clima della vita civile. Probabilmente, una parte stessa della nostra stessa identità. La storia si ripete. Se non si interviene in modo rigoroso, ricreando le condizioni della certezza giuridica, assisteremo, ancora una volta, alle derive dell’assuefazione, della diffidenza fra le etnie (che è l’opposto dell’accoglienza e dell’integrazione), del ripiegamento su noi stessi, della polarizzazione verso i modelli autoritari (lo vedremo alla prossime elezioni!). Perché, in un momento di paura e di esasperazione, come quello in cui viviamo, solo la Lega e la Destra riescono ad interpretare i sentimenti delle masse. Come accadde nel biennio rosso (1919/1920), quando la crisi economica, i disordini e l’opposto squadrismo spinsero il Paese verso il Fascismo. Forse assisteremo ancora alla fuga verso la campagna, come nei momenti di decadenza delle grandi civiltà. Magari, anche al riarmo ed all’autodifesa privata.

Cosa fare? Discernimento e determinazione, controllo ed organizzazione politica, anziché calcolo elettorale. Umanità ma non idealismo ingenuo (anche gli Italiani vanno difesi, anzi, essi più di tutti!). Il filantropismo (cattolico o populista) va commisurato con la tenuta del sistema Paese.

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