“Parlare di suicidio fa paura, ma non parlarne è un suicidio”: così i cartelloni sollevati da
Rocchina Stoppelli, presidente dell’associazione “La tazza blu” nata in ricordo di sua figlia Giulia, che si è suicidata poco prima di compiere 17 anni;
Francesco, volontario di Telefono Azzurro in ricordo di un’amica;
Beatrice De Luca, co-fondatrice di Tutto-Annodato, il progetto nato in seguito al suicidio di Andrea, suo compagno di liceo, diciottenne.
Cartelloni sollevati durante l’esibizione di La Sad, che ha portato sul palco la canzone “Autodistruttivo” per raccontare il disagio giovanile. Un trio punk milanese il cui nome vuol dire “triste”.
“Bisogna parlarne e parlarne bene, bisogna agire in prevenzione e non solo ed esclusivamente in seguito a casi di suicidio perché quelli rappresentano solo la punta dell’iceberg di un malessere che è molto più diffuso e più vicino a noi di quanto non si creda. Dopo il suicidio di Andrea la scuola non ci ha aiutato. Ognuno di noi ha dovuto affrontare il momento individualmente con le proprie risorse disponibili”: così uno dei tre presenti a Sanremo coi cartelli
Fa notare Vita.it che le occasioni per trattare di prevenzione al suicidio e in generale di salute mentale sono ancora poche, mentre le statistiche internazionali rivelano una tendenza a sottostimare il fenomeno del suicidio a causa di inspiegabili tabù e per motivi di ordine religioso e culturale.
E solamente dire: “Suicidio in adolescenza” fa paura mentre, aggiungono, “è obbligo aiutare i giovani e dare voce anche a chi non ne ha più una, parlare per salvare vite”. E il palco di Sanremo è un luogo straordinariamente importante per fare conoscere questa realtà e discuterne, proprio perché quando un/una giovane si suicida è un fallimento della società intera. “È troppo semplice scaricare tutto sulla famiglia, sulla scuola. Questa è una vera e propria piaga sociale e le istituzioni tutte devono farsene carico”.
Lanciano pure un messaggio: a volte sembra tutto buio. A volte sembra che nulla vada per il verso giusto. A volte ci si sente sbagliati per questo mondo, ma è fondamentale chiedere aiuto. Per questo l’ascolto e “il sostegno psicologico sono gli elementi essenziali da cui partire per affrontare un disagio, ma anche l’arte e la musica possono fare tanto: sono linguaggi attraverso i quali spesso è più facile superare il proprio dolore, soprattutto per i più giovani”.
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