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A scuola come in banca: un poliziotto fisso davanti agli istituti?

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A scuola come in banca, con un agente di polizia fuori il portone d’accesso che controlla chi entra e verifica che non via siano facce poco rassicurabili nei dintorni. L’idea è venuta a Paola Pelino (Fi) che per prevenire fenomeni di bullismo e di spaccio a scuola ha lanciato la proposta di prevedere la presenza di un poliziotto davanti a ogni istituto.
Sorprende che la Pelino, per due decenni responsabile del marketing dell’azienda di famiglia, la nota fabbrica di confetti di Sulmona, e da gennaio responsabile nazionale del Dipartimento per le Pari Opportunità, si sia avventurata in una proposta così impegnativa su un terreno difficile come quello della scuola. Anche perché quando si parla di istruzione bisogna avere ben presente che si sta facendo riferimento a numeri (e quindi spese) altisonanti: basta dire che in Italia gli istituti sono circa oltre 40.000. Con ogni probabilità la deputata del Pdl intendeva riferirsi solo alla scuola secondaria: che comunque, sommando medie e superiori, conta circa 12.000 istituti. La domanda quindi è: lo Stato italiano può permettersi di collocare un poliziotto tutto il giorno davanti ad un istituto senza praticamente fare nulla?
In attesa delle pressoché scontate reazioni negative da parte dell’opposzione, le prime critiche all’idea della Pelino sono giunte dalla stessa maggioranza: in particolare da Irene Aderenti, senatrice della Lega Nord, secondo la quale “la proposta della collega Pelino in questo momento non serve. C’è già la severità del voto in condotta introdotto dalla Gelmini, ci sono i consigli di classe e la collaborazione tra docenti e genitori può essere un buon deterrente. E poi è una spesa enorme che lo Stato, ora, non può permettersi. Intanto servono pene più severe per gli atti di bullismo e per chi danneggia i siti scolastici – ha detto Aderenti – poi le scuole possono gestire la situazione perché sono capaci di farlo. Inoltre in ogni scuola c’è sempre un esponente della polizia municipale che gestisce il traffico e questo è più che sufficiente”.
Per la senatrice della Lega, partito che negli ultimi tempi ha deciso di occuparsi molto da vicino del comparto istruzione, non si può in nome della sicurezza arrivare quasi a “militarizzare il Paese: l’immagine delle scuole presidiate dai poliziotti mi ricorda Buenos Aires al tempo dei colonnelli. I poliziotti – ha concluso Aderenti – è meglio utilizzarli per le strade contro la microcriminalità come oggi ci sono i poliziotti di quartiere”.