L’articolo “La scuola deve preparare al lavoro o alla vita?” esemplifica magistralmente una verità sacrosanta: comunque si faccia, si sbaglia.
Se la scuola privilegia la preparazione al mondo del lavoro è colpevole di aziendalizzare l’istruzione, di asservirla al produttivismo industrialistico borghese, di trascurare la formazione civica del popolo. Quindi i giovani diventeranno solo degli automi spersonalizzati privi di coscienza civile e sarà colpa della scuola.
Se privilegia la formazione civica del cittadino è colpevole di trascurare la preparazione alla vita lavorativa, quindi i giovani sono destinati alla disoccupazione e sarà colpa della scuola.
Sembra di leggere la fiaba di Esopo sul contadino, il figlio e l’asino: “un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto. Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall’asino ed alleviavano la fatica del percorso. Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: “Ecco,” dicevano “un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto”. Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio. La folla dei viandanti borbottò: “Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo ammazza il padre decrepito”. Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull’asino. Così sono portati entrambi dall’unico quadrupede: il borbottìo dei passanti e l’indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.
Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l’asinello libero. Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: “Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi”.
Allora il padre disse: “Vedi figlio: nulla è approvato da tutti!”
Daniele Orla