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A scuola di domenica, De Micheli: mai detto. E rilancia l’entrata dopo le 9. Solo che si poteva da ottobre

Retromarcia della ministra dei trasporti Paola De Micheli sulla volontà di sfruttare anche il weekend, sabato e domenica, per le lezioni scuola, considerando il periodo di emergenza che stiamo attraversando: il giorno dopo le polemiche per quelle dichiarazioni che La Repubblica aveva assegnato alla stessa ministra, arriva la smentita della  De Micheli dice a Radio Capital.

La smentita

“Non ho mai detto” che bisogna andare a scuola domenica e “non mi occupo di scuola”, ma “ho posto il problema degli scaglionamenti, anche per le attività produttive”, ha detto la ministra dei Trasporti.

De Micheli dice anche di non avere voluto smentire “il titolo dell’intervista fatta dal quotidiano perché serve ad aprire una discussione vera sullo scaglionamento degli orari”.

La ministra ha spiegato che, per quanto riguarda la scuola, è stato chiesto di prevedere ingressi anche oltre le ore 9 del mattino: una decisione, tuttavia, che forse la ministra ha dimenticato che era in vigore già dal mese di ottobre, prima che arrivò la DaD per tutte le scuole superiori a seguito dell’aumento dei contagi da Covid-19.

L’entrata alle 9 era già prevista

Nello specifico, il Dpcm del 18 ottobre già prevedeva un’organizzazione flessibile degli orari da parte delle scuole secondarie di secondo grado, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00.

Sull’aumento delle corse di bus e pullman, quello che cambierebbero davvero le cose riducendo le possibilità di assembramenti, invece la ministra De Micheli non dice nulla.

“Basta tabù sugli orari”

Sugli orari la ministra è convinta che “devono cadere i tabu degli orari se vogliamo mantenere il riempimento del 50% dei mezzi pubblici”.

Questa decisione è stata presa perché il riempimento all’80% “ha generato una situazione sociale di grande preoccupazione” ed “era necessario far stare le persone più tranquille” nonostante “gli studi internazionali dicano che il contagio sui mezzi di trasporto è dell’1%”.

De Micheli ha spiegato che il governo ha messo, con diversi provvedimenti, risorse per potenziare il trasporto – 30 milioni nel 2020 e altrettanti nel 2021 – e che questo hanno consentito di mettere 10mila mezzi in più in servizio, attraverso noleggi di bus turistici.

Servono trasporti flessibili

Quindi ha specificato che “il sistema dei trasporti non è completamente flessibile, soprattutto nelle grandi città”. Il ministero ha fatto degli studi su Roma, Milano e Napoli.

“Faccio l’esempio di Milano – ha detto la ministra – Se tra le 7 e le 10 facciamo entrare in funzione 500 bus, come servirebbe, non potrebbero circolare le auto. Il sistema è semirigido”. La ministro ha anche assicurato che al più presto il ministero farà uno studio anche sull’impatto che in Italia il sistema dei trasporti ha sul coronavirus: “Cercheremo di averlo quanto prima ma l’evidenza scientifica non toglie la preoccupazione sociale”, ha concluso.

Alessandro Giuliani

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