Con l’inizio del nuovo anno scolastico si ripropone puntualmente un film già visto purtroppo nelle mura scolastiche: il rapporto scuola-famiglia nella educazione e formazione delle giovani generazioni. Si tornano, così, a ribadire concetti e formule che devono connaturare i rispettivi ruoli delle due agenzie educative.
La scuola e la famiglia devono camminare a braccetto se la loro comune intenzione è quella di formare il futuro cittadino del domani e l’una e l’altra collaborare al successo educativo e formativo dell’alunno/figlio.
Invece, purtroppo oggi il ruolo dei genitori nel mondo della scuola è diventato troppo invadente, permissivo, intrigante volto più a creare uno scombussolamento nel processo formativo dei figli che dare la possibilità e la facoltà ai docenti di seguire liberamente e di prendere autonomamente le decisioni in merito alla valutazione. Insomma sia chiaro che la valutazione degli apprendimenti sia in itinere che finale non spetta ai genitori, bensì ai docenti che insieme vanno a comporre il Consiglio di Classe. Invece, da qualche tempo si va proliferando un malcostume tipico ormai della società contemporanea che ammette il sovvertimento dei ruoli, facendo sì che i docenti debbano quasi quasi chiedere il permesso ai genitori in merito alla valutazione degli apprendimenti dei loro figli. I genitori devono pensare soltanto all’aspetto educativo dei figli perché a quello formativo e dell’istruzione ci sono delle figure professionali che si chiamano insegnanti e sono solo loro i deputati a decidere sulla valutazione.
Purtroppo in una società sempre più bislacca, confusa, distorta si va sempre più affermando il non pensiero o peggio ancora la prevaricazione del pensiero dove l’istituto familiare prende sempre di più di mira la scuola, quando, in verità tutte e due le istituzioni devono collaborare al processo di coeducazione e formazione delle giovani generazioni.
Sono tramontati per sempre i tempi in cui la famiglia si inchinava di fronte all’autorità del docente, pubblico ufficiale deputato all’istruzione dei figli, che prendeva in consegna l’alunno per farlo diventare non un burattino di legno come Pinocchio, per riempirgli la testa non di sterili e aride nozioni di vera cultura ma di pillole di saggezza necessarie per il futuro. Oggi, al contrario, la famiglia odierna colpevolizza il docente dandogli tutte le colpe che non gli appartengono in virtù di un potere discrezionale che non hanno, ma che si prendono con inverecondia. Dobbiamo separare i due ruoli: i genitori devono adempiere al compito educativo dei figli, mentre gli insegnanti devono occuparsi del compito formativo dei figli.
Se si continua con un atteggiamento di invadenza e di confusione dei rispettivi ruoli ci troveremmo a gestire domani una società amorfa, dove mancherà la base fondamentale che relaziona gli esseri umani, ossia il rispetto reciproco dei ruoli e delle competenze. Gli insegnanti vengono spesso visti dalle famiglie non per il ruolo sociale che occupano, ma come delegati al processo educativo, cioè la scuola non deve solo formare i figli, ma deve educarli, capire i problemi, quindi gli psicologi, interpretare le dinamiche sociali (i sociologi), i comportamenti devianti (gli psichiatri) e anche…cambiare i pannolini (baby sitter). Gli insegnanti vengono visti come i baby sitter dei figli e la realtà scolastica come un grande oratorio…privo del sistema preventivo di Don Bosco!
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