Arriva il via libera dell’Aula della Camera dei deputati sullo sviluppo della formazione tecnologica e digitale a scuola: i deputati hanno dato l’assenso, il 12 marzo alle mozioni di maggioranza ed opposizione su una serie di iniziative che intendono ampliare la formazione di tipo sempre più digitale interattiva.
In base ai testi approvati, il Governo, ora anche attraverso la Camera, si è impegnato, tra l’altro, “ad adottare iniziative per integrare nei moduli didattici delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie il pensiero computazionale, la creatività digitale, il ‘coding’, la cittadinanza digitale”.
Lo stesso Esecutivo ha preso l’impegno di “promuovere gli elementi fondamentali per l’introduzione dello sviluppo del pensiero computazionale per rafforzare la capacità di analisi e risoluzione dei problemi e l’utilizzo dei suoi strumenti e metodi, sia attraverso tecnologie digitali sia attraverso attività unplugged (finalizzate alla risoluzione di problemi e la costruzione di contenuti digitali complessi n.d.r.), per stimolare un’interazione creativa tra digitale e manuale, anche attraverso esperienze di making, robotica educativa e internet delle cose”.
Resta inteso che tutte queste attività potranno avere un seguito solo se supportate da un piano di finanziamenti adeguati.
Nelle scuole, nei giorni scorsi l’Agcom ha rilevato che è vero che appena il 3% degli edifici scolastici italiani risulta privo di una connessione ad internet e si tratta di scuole quasi tutte primarie, ma si tratta in alta percentuale di connessioni a “basse” velocità.
Eppure, la stessa Agcom ha sottolineato che le alte” velocità di connessione (almeno 30 Mbps), permetterebbero di diversificare “il ventaglio di attività che è possibile svolgere”, soprattutto, “di ridurre al minimo i problemi di saturazione tipici degli ecosistemi, come le scuole, nei quali la banda disponibile molto spesso è condivisa tra più postazioni contemporaneamente”.
Inoltre, ha detto sempre l’Agcom, è appurato che l’uso del digitale interattivo comporta anche una migliore formazione: “anche se non è stata ancora dimostrata una relazione diretta tra utilizzo dei computer e miglioramento dei livelli di apprendimento degli studenti – spiega lo studio – l’impiego di tecnologie digitali e di internet nei processi scolastici appare ormai sempre più centrale ed ineluttabile nella convinzione che esso rappresenti il viatico per la formazione e la crescita di una società civile inclusiva, efficiente e preparata ad affrontare le sfide di un futuro, a sua volta, sempre più digitale”.
Tuttavia, se si guarda alla disponibilità per gli studenti di pc nelle scuole, in Italia non stiamo messi molto bene: pur con le dovute differenze regionali, con il Nord molto più attrezzato, il numero di studenti per pc risulta doppio se non quadruplo rispetto alla media europea. E quando ci sono, aggiungiamo noi, i computer sono spesso lenti, non di rado malfunzionanti, con schede e memorie obsolete.
“Le scuole, dunque, devono sia dotarsi di infrastrutture e strumenti digitali adeguati (non solo le semplici connessioni ad internet, ma linee ultrabroadband”, sottolinea ancora Agcom. E questo deve valere per tutti, altrimenti si rischia di “dare origine o di rafforzare disuguaglianze tra gruppi di individui laddove non vengano garantite condizioni simili a tutti.
Infine, il processo di digitalizzazione degli istituti scolastici deve contemperare anche una serie di rischi che tipicamente sono associati all’uso delle tecnologie digitali ed in particolare alla diffusione sempre maggiore dell’uso di social media; cyberbullismo, heat spech, dipendenza nel comportamento, disinibizione”.
Perchè, ha concluso Agcom, “è solo attraverso lo sviluppo di competenze digitali del corpo docente e l’adozione di strategie digitali volte ad un approccio consapevole che si possono minimizzare i rischi sociali”.
Pertanto, il concetto è chiaro: senza infrastrutture informatiche adeguate, macchinari tecnologicamente avanzati, reti internet adeguate, quindi corposi investimenti per fare ciò che questo si realizzi, diventa quasi fuori luogo parlare di pensiero computazionale, coding, unplugged, making e robotica educativa. A meno che non ci si voglia fermare ai titoli…
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