Nel dibattito sull’obbligo vaccinale degli studenti, la scuola primaria e quella dell’infanzia, naturalmente, restano fuori. Peraltro, lo ricordiamo, nella scuola dell’infanzia i bambini non sono neanche tenuti a indossare la mascherina. Tutte questioni legate alla sicurezza delle aule scolastiche che soprattutto nei primi gradi di scuola diventano criticità quasi irrisolvibili.
I principali strumenti contro il Covid-19, alla scuola dell’infanzia, restano le vaccinazioni del personale scolastico e la strategia delle cosiddette bolle, che consente di tenere insieme in modo regolare le stesse persone per tutto l’anno scolastico, ma che richiede organici stabili, non precari. Ne abbiamo discusso anche nell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live del 27 luglio.
La vaccinazione è solo una delle armi contro il contagio. A dirlo la segretaria aggiunta di Cisl Scuola Ivana Barbacci. “Bisogna anche distanziarci nei luoghi chiusi, bisogna non assembrarsi nei mezzi di trasporto, bisogna creare quella fruibilità degli spazi che ad oggi non c’è”. E non ultimo, come elemento di sicurezza, la stabilità degli organici.
“Se dobbiamo dare continuità di presenza a gruppi, cosiddette bolle, servono organici stabili – continua la segretaria Cisl -. Le bolle sono state una bella suggestione ma di fatto non si è garantita una stabilità di presenza perché il precariato non lo consente”.
Si confrontano sul tema dell’obbligo vaccinale: Ivana Barbacci, Segretaria generale aggiunta di Cisl scuola; Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione; Valentina Aprea, deputata di Forza Italia; e il nostro direttore Alessandro Giuliani.
Pfizer aveva annunciato i primi risultati per la fascia 5-11 anni a settembre e subito dopo quelli per la fascia 2-5 anni. I risultati per i bambini più piccoli, dai 6 mesi ai 2 anni, erano previsti per ottobre o novembre. Ma i tempi potrebbero slittare a seguito dell’intervento negli Usa dell’Fda, la Food and Drug Administration, il corrispettivo americano della nostra agenzia nazionale Aifa.
L’agenzia, infatti, ha sollecitato le aziende produttrici del vaccino mRna ad ampliare gli studi clinici sull’efficacia del vaccino nella fascia pediatrica per poter analizzare, ed eventualmente prevenire, gli effetti collaterali molto rari, come la miocardite e la pericardite. Le dimensioni degli studi, insomma, dovrebbero crescere in età pediatrica, per potere ricorrere al vaccino anti-Covid in sicurezza.
L’indicazione dell’Fda è di includere fino a 3.000 bambini nella sperimentazione del vaccino per la fascia 5-11 anni, “il doppio rispetto al numero originale di partecipanti allo studio”. Lo riferisce il New York Times.
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