“Bisogna guardare la realtà, che non è più il mondo di prima, è un mondo diverso. Ci piaccia o non ci piaccia, è un mondo in cui non ci possono più essere gli schemi, le categorie, le discipline, le sicurezze, i principi, i dogmi di prima”. A dirlo è Roberto Maragliano, pedagogista già docente universitario: intervistato dalla Tecnica della Scuola, l’esperto di didattica sostiene che “la scuola è stata rapita non da cattivi gestori o da cattivi operatori o politici, ma è stata rapita dalla realtà: non si è resa conto che è cambiata è lei non può essere più quella di prima. Non ha saputo trasformarsi” e probabilmente non vuole “avere una bussola per trasformarsi, visto che è sempre troppo chiusa in sé stessa”
Assieme alle discipline, Maragliano vorrebbe far venire meno “anche gli orari: quelli che in questo momento ti fanno fare la disciplina X o Y”.
Serve una riforma? “Sì, ma della testa, come diceva il filosofo e sociologo Edgar Moren”, replica l’accademico.
Alla domanda se ‘è più importante apprendere o insegnare”, il pedagogista ha replicato che “esiste solo l’apprendimento” e “l’insegnamento è qualche cosa che deve essere messo al servizio dell’apprendimento”.
Solo che mentre “la società sa investire bene sull’apprendimento, la scuola è tutta centrata sulla logica dell’insegnamento: la scuola dovrebbe mondanizzarsi” e non essere “la cattedrale dell’insegnamento”.
Per farlo bisogna “cambiare la testa di chi della scuola si serve, quindi di ragazzi, genitori e insegnanti, lavorare a costituire delle zone franche, in cui l’amministrazione dell’apprendimento sia realizzate al di fuori delle logiche”.
Il futuro della formazione, continua, deve essere “senza valutazione, senza divisioni di discipline, senza orari, senza gerarchie di conoscenza”.
“Bisognerebbe creare – continua Maragliano – delle situazioni che portino un po’ di anarchia pedagogica, dentro le quali sia possibile liberare l’apprendimento. Almeno sperimentarlo, in collegamento con quella parte positiva che è presente dentro la società, con tutte le tecnologie e le forme di conoscenza presenti”.
Bisognerebbe eliminare anche l’Esame di Stato? “Ma gli Esami di Stato sono già stati eliminati, perché di fatto è un esame che non serve a niente, è soltanto una cerimonia. Allora, facciamo tanti bei ragionamenti su questa cerimonia, vediamo come allestirla ma di fatto quello di oggi non è più un esame”.
Maragliano si dice “contrario all’idea di qualche cosa che sia dello Stato: il futuro della scuola è far cadere il valore legale dei titoli di studio, a tutti i livelli e a cominciare dall’università”.
Ma la scuola come è cambiata con il Covid-19? “Ha cambiato i modi di apprendere perché soprattutto ha lasciato spazio ai ragazzi e alla loro autonomia. Di solito non si dice o si dimentica il fatto che anche che nel periodo del Covid i ragazzi hanno imparato l’inglese: vuol dire che comunque è stata un’occasione per imparare, anche non andando a scuola. È un paradosso, ma è così”.
“Quindi – conclude il professore – occorrerà andare in questa direzione, quella di una scuola che accetti il mondo, si confonda col mondo, cominci intanto a costituire al suo interno delle zone franche. E non adotti più libro come strumento per combattere il mondo”.
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