Tra le responsabilità che incombono sulla testa dei dirigenti scolastici c’è la sicurezza edilizia degli istituti scolastici: l’ultimo rapporto nazionale di Cittadinanzattiva ci ha detto che tra agosto 2019 e novembre 2020 si sono contati 50 episodi di crolli, distacchi di intonaco, caduta di finestre, muri di recinzione e di alberi in prossimità delle scuole: in pratica, si assiste ad un crollo settimana. Il problema è che la maggior parte delle scuole ha ormai oltre 45 anni. E lo spazio di azione dei capi d’istituto rimane limitato. E senza avere possibilità di spendere un euro. Del problema si è parlato alla presenza del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nell’incontro “Una giusta direzione“, organizzato dai sindacati rappresentativi dei dirigenti scolastici.
Paola Serafin, segretaria nazionale Cisl Scuola, ha ricordato che “il dirigente è stato individuato come datore di lavoro con un decreto ministeriale del 1996” e “il decreto legislativo 81/2008 prevede che il datore di lavoro abbia autonomi poteri decisionali e di spesa”.
“Ma il dirigente – ha aggiunto – non ha questi poteri in relazione agli aspetti strutturali dell’edifico scolastico: non dispone di un ufficio tecnico, non ha fondi per istituirlo, spesso non possiede nemmeno la documentazione relativa all’edificio, perché gli enti proprietari non la forniscono”.
Secondo Serafini, “in queste condizioni non è pienamente garantita la sicurezza degli allievi e del personale; inoltre, si chiede ai dirigenti scolastici di assumere responsabilità per ciò che gli enti proprietari dovrebbero fare e talvolta non fanno, in tema di manutenzione e di edilizia scolastica. I dirigenti non vogliono sottrarsi alle loro responsabilità: piuttosto chiedono sostenibili condizioni di gestione della sicurezza negli ambienti scolastici e che vi sia equità e giustizia nel distinguere chiaramente le responsabilità relative alle strutture e agli impianti, proprie degli enti proprietari, da quelle gestionali che sono invece da attribuire ai dirigenti scolastici”.
Su questo punto, il ministro Patrizio Bianchi ha dato pienamente ragione ai presidi, sostenendo che gli enti locali, proprietari dei locali scolastici, devono prendersi le loro responsabilità.
Anche perché a marzo, poche settimane dopo il mio arrivo come ministro dell’Istruzione, è stato loro assegnato un miliardo e 150 milioni di euro.
Poi ci sono i miliardi stanziati con le ultime Leggi di Bilancio. E quelli in arrivo anche dai fondi europei del Recovery fund: l’edilizia scolastica è un settore ritenuto molto importante dal governo guidato da Mario Draghi, che ha confermato il piano del precedente esecutivo di Giuseppe Conte.
Delle difficoltà che capi d’istituto incontrano, soprattutto sulle difficoltà che i presidi incontrato con gli enti locali, ha parlato anche Viviana Ranucci, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Alessandro Magno di Roma.
“Di fronte al l’inerzia degli enti proprietari, ho deciso di autodenunciarmi alle autorità per ben cinque volte”, ha detto Ranucci.
“Una volta per un plesso dell’infanzia che era tutto da ristrutturare e da cui bagni usciva acqua marrone, una per un plesso della primaria per i topi che nessuno dell’ufficio tecnico del comune trovava il tempo di scacciare, e tre volte in plessi di scuola media: uno in cui dal soffitto di un’aula l’acqua scendeva come una cascata, uno per aprire un’uscita in più in sala mensa per l’emergenza antincendio, uno da ristrutturare completamente”.
“Quando mi sono autodenunciata alla Asl di igiene, è arrivato un tipo in doppio petto blu e guanti bianchi per ispezionare la scuola e testualmente mi ha detto: “Ma lei è cretina?”. Pensi, signor Ministro, che per richiedere l’ispezione ho dovuto persino pagare un bollettino di 7 euro…”
Ho fatto fare “tipi di test sulla sicurezza: amianto, radon, rumore, ho fatto trapanare le fondamenta della scuola per il terremoto, l’analisi delle acque… Ma ho vinto, ho vinto sempre. E ho salvato la mia comunità. Poi è arrivato il Covid che ci ha dato il colpo di grazia. Anche in questo caso ci siamo assunti oneri che non ci spettavano e in ogni giorno dell’anno”.
La preside romana si è quindi rivolta al ministro: “noi dirigenti siamo stanchi prima di alzarci. Perché non dormiamo. Signor Ministro, sono veramente molto stanca. Ma come può un lavoratore subire uno stress costante ed essere responsabile, perennemente responsabile, di cose che altri. Come può un dirigente pretendere dal proprio personale di dare il massimo se lui non riesce a dargli per primo condizioni minime di decenza per lavorare?”.
E ancora: “La prima forma di divario tra studenti è proprio quella degli edifici che li ospitano”. Il dito è sempre puntato su Comuni e Province.
“Non so perché gli enti proprietari spesso, troppo spesso, non provvedano. Perché non imparino a utilizzare i fondi europei, perché realizzino scuole nuove che son peggio di quelle vecchie, perché non controllino i lavori mentre le ditte li eseguono, perché ai nostri solleciti di intervento nessuno dia almeno una risposta tipo: “ci stiamo adoperando per risolvere il problema. Non c’è nulla di civile in questo”.
Il risultato di tutto questo, ha proseguito la dirigente romana, è che “i dirigenti sono abbandonati a sé stessi. E non hanno strumenti per reagire. E sono responsabili di ciò che altri non fanno. La situazione continua a provocare stress in tutta la comunità scolastica, non solo nei dirigenti. Rovina le relazioni all’interno della comunità scolastica: con il personale, con le famiglie. E per le famiglie lo Stato siamo noi, la comunità scolastica”.
Sempre rivolgendosi a Bianchi, la dirigente ha detto che nelle sue nuove linee programmatiche lei scrive: ‘Occorre consentire all’autonomia funzionale delle scuole di esprimersi al meglio, in un armonico rapporto con il territorio e con la comunità’. Devo dirglielo, Ministro, la questione della sicurezza nelle scuole rovina anche i rapporti con il governo e il Parlamento che non interviene. E paralizza l’azione dei dirigenti scolastici. Non va bene. È una questione prioritaria, che rischia di bloccare tutto il resto”.
La dottoressa Ranucci ha infine lanciato un appello a Bianchi: lei “è il nostro datore di lavoro, ci aiuti. È proprio la persona giusta al posto giusto, per la sua professionalità e serietà. È la persona che fa la differenza, in qualsiasi organizzazione del lavoro. Ci indichi la giusta direzione”.
“Noi siamo i suoi più fedeli e diretti collaboratori. Dobbiamo e vogliamo fare squadra. I dirigenti scolastici sono responsabili di inadempienze altrui, come lei usa dire. Non c’è questo principio nella Costituzione, Ministro, non c’è”, ha concluso la ds.
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