In un recente testo (Il fascino del rischio negli adolescenti, Firenze, Giunti, 2005) sono riportate numerose ricerche effettuate ricorrendo a questionari anonimi di autovalutazione, somministrati a giovani frequentanti gli istituti superiori .
L’intento di tali ricerche era di studiare fenomeni di antisocialità nel mondo giovanile. Difatti le fonti ufficiali basate su denunce e condanne non permettono un’analisi esaustiva del fenomeno, in quanto gran parte di tali eventi di microcriminalità e criminalità vera e propria, non sempre vengono denunciati e chi li commette non sempre viene individuato. Uno strumento efficace quindi, ben costruito e presentato, permette di ottenere risposte sincere e attendibili dai ragazzi, ottenendo in tal modo una mole di dati e informazioni utili a presentare un quadro della situazione complesso, articolato e ricco.
Un primo dato che emerge e che probabilmente scardina più di un luogo comune, e la non significativa differenza tra ragazzi e ragazze che dichiarano di aver compiuto almeno un atto vandalico ai danni della scuola o della proprietà pubblica e privata negli ultimi sei mesi (25% per i maschi, 22% per le femmine). La fascia d’età più a rischio per la messa in atto di azioni antisociali e comportamenti a rischio (assunzione di droghe e alcol, guida pericolosa ecc) è quella tra i 16 e i 17 anni, con una punta massima del 43% dei giovani che hanno risposto ai questionari. Stiamo quindi parlando di un numero impressionante di adolescenti. Le risposte che il mondo degli adulti deve fornire a tali fenomeni non deve assolutamente comprendere: rassegnazione, connivenze o passività. La tolleranza nei confronti di comportamenti antisociali ne favorisce la diffusione e quanto emerge dagli studi sulla materia. Il percorso di crescita e sviluppo dei giovani, nella transizione all’età adulta, passa attraverso l’accettazione delle regole della convivenza sociale.
La scuola, in prima battuta, rappresenta la prima istituzione sociale che essi incontrano. E contro di essa, con massima frequenza, che rivolgono la furia vandalica, investire quindi sulla scuola sia a livello culturale che economico, riconoscendola come Ente in prima linea per far acquisire il senso di appartenenza e cittadinanza, potrebbe permettere una diversa e più solida integrazione dei giovani, capace di tenerli lontani da azioni antisociali.
L’intento di tali ricerche era di studiare fenomeni di antisocialità nel mondo giovanile. Difatti le fonti ufficiali basate su denunce e condanne non permettono un’analisi esaustiva del fenomeno, in quanto gran parte di tali eventi di microcriminalità e criminalità vera e propria, non sempre vengono denunciati e chi li commette non sempre viene individuato. Uno strumento efficace quindi, ben costruito e presentato, permette di ottenere risposte sincere e attendibili dai ragazzi, ottenendo in tal modo una mole di dati e informazioni utili a presentare un quadro della situazione complesso, articolato e ricco.
Un primo dato che emerge e che probabilmente scardina più di un luogo comune, e la non significativa differenza tra ragazzi e ragazze che dichiarano di aver compiuto almeno un atto vandalico ai danni della scuola o della proprietà pubblica e privata negli ultimi sei mesi (25% per i maschi, 22% per le femmine). La fascia d’età più a rischio per la messa in atto di azioni antisociali e comportamenti a rischio (assunzione di droghe e alcol, guida pericolosa ecc) è quella tra i 16 e i 17 anni, con una punta massima del 43% dei giovani che hanno risposto ai questionari. Stiamo quindi parlando di un numero impressionante di adolescenti. Le risposte che il mondo degli adulti deve fornire a tali fenomeni non deve assolutamente comprendere: rassegnazione, connivenze o passività. La tolleranza nei confronti di comportamenti antisociali ne favorisce la diffusione e quanto emerge dagli studi sulla materia. Il percorso di crescita e sviluppo dei giovani, nella transizione all’età adulta, passa attraverso l’accettazione delle regole della convivenza sociale.
La scuola, in prima battuta, rappresenta la prima istituzione sociale che essi incontrano. E contro di essa, con massima frequenza, che rivolgono la furia vandalica, investire quindi sulla scuola sia a livello culturale che economico, riconoscendola come Ente in prima linea per far acquisire il senso di appartenenza e cittadinanza, potrebbe permettere una diversa e più solida integrazione dei giovani, capace di tenerli lontani da azioni antisociali.