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A scuola si entra per concorso

Questa massima ha guidato come stella polare il cammino storico della scuola italiana. Un anziano preside, ora si chiamano “dirigenti”, affermava con saggezza: “A scuola si entra dal portone principale, passando dal concorso” e non dalle finestre o dalle porte laterali che negli anni le organizzazioni sindacali hanno aperto adottando leggi e leggine, interpretando articoli e commi, allargando graduatorie “ad esaurimento”, consentendo l’accesso alla “cattedra”, che non è un comune e semplice “posto di lavoro”, anche a docenti non adeguatamente preparati alla non facile funzione educativa.

Il mancato apporto dell’aggiornamento “obbligatorio” ha reso ancor più distante il divario tra docenti eccellenti, preparati culturalmente e didatticamente e docenti che fanno solo presenza se non, a volte, anche notevoli danni.

Leggendo le recenti dichiarazioni della Ministra Azzolina: “Così si garantisce il merito”; “Il concorso come percorso di reclutamento per i docenti. È stata anche accolta la richiesta di modificare la modalità della prova, eliminando i quiz a crocette previsti nel decreto sulla scuola votato a dicembre in Parlamento. Saranno sostituiti da uno scritto, in modo da garantire una selezione ancora più meritocratica” si comprende che si vuole salvare la forma e si auspica che si salvi anche la sostanza.

Certamente la prova scritta del concorso (saggio breve- trattazione sintetica- risposta aperta a quesiti) potrà meglio manifestare la qualità professionale del personale destinato: ad “insegnare”; a lasciare un segno nella formazione degli studenti; a promuovere e sviluppare competenze e non solo a trasmettere contenuti e “assegnare” compiti.

L’elaborato scritto, ancor meglio delle semplici crocette ai quiz a scelta multipla, potrà evidenziare le idee, il modo di pensare, di sentire e di agire dei futuri docenti, i quali saranno confermati cin incarico a “tempo indeterminato”, entrando nei “ruoli” del personale scolastico.

La massima antica che esaltava la procedura del concorso nel tempo e a causa di una non sempre corretta azione procedurale nell’organizzazione ed espletamento dei concorsi, è stata modificata con una nuova formula “ A scuola si entra per ricorso” e i fatti dimostrano come tra le pieghe delle righe del bando di ogni concorso sono ben evidenti le motivazioni di un ricorso, già progettato e pronto prima ancora di essere espletato.

Io non so se le cose andranno meglio, quando andranno diversamente, ma una cosa è certa, dovranno andare diversamente.” Quest’aforisma del fisico tedesco Georg Christoph Lichtenberg aiuta a pensare in positivo e impegna tutti gli operatori della scuola di oggi ad imparare una nuova arte e sviluppare una nuova competenza che è quella di “saper scrivere dritto su righe storte”.

Tante cose oggi non vanno bene, ma il bene dei ragazzi, prevale e guida a fare sempre qualcosa di meglio per loro.

Giuseppe Adernò

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