Sta prendendo corpo la polemica sui mancati interventi anti-Covid nelle scuole in vista del nuovo anno scolastico, a partire dai sistemi di aerazione nelle aule richiesti a gran voce anche dagli epidemiologi. Il problema è che a proposito dei sistemi meccanici di ventilazione mancano ancora le linee guida del ministero dell’Istruzione: erano attesa ad inizio primavera, invece siamo in piena estate a ancora non sono state pubblicate.
Poi, c’è un problema, forse il più rilevante, di carattere economico: qualche mese fa, Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della Commissione Cultura, aveva scritto che “secondo i tecnici per mettere in sicurezza tutte le 370 mila aule servirebbero quasi 2 miliardi”.
Si tratta di fondi importanti, che, evidentemente, non potranno essere stanziati se non attraverso due canali: il Pnrr (ma non risulta che i fondi europei siano stati finalizzati per questo genere di interventi) oppure la prossima Legge di Bilancio (i cui effetti si avranno solo nel 2023). A meno di un “miracolo” amministrativo-finanziario, quindi, a settembre le lezioni ripartiranno come si erano concluse: senza sistemi di aerazione automatici.
Il 5 luglio, su questo immobilismo si sono fatti sentire anche i presidi. Ed hanno puntato il dito non solo sull’amministrazione centrale. “Per ora nulla è stato fatto dagli enti locali in vista della ripresa dell’anno scolastico a settembre”, hanno scritto i presidenti di Anp Roma e Lazio, Mario Rusconi e Cristina Costarelli, anche in una lettera inviata al Comune di Roma, alla Città metropolitana, all’Anci Lazio e all’Upi Lazio.
Secondo i due esponenti dell’Anp laziale c’è “urgenza di effettuare, nei mesi estivi di chiusura, controlli e verifiche degli edifici scolastici relativamente alla manutenzione ordinaria, straordinaria e all’impiantistica di vario tipo (idraulica, caldaie, impianti di riscaldamento)”.
Inoltre, Rusconi e Costarelli ritengono necessario “conoscere la programmazione degli interventi da parte degli enti locali con l’utilizzo dei fondi del Pnrr e con fondi di altre progettualità”, ma anche “di conoscere lo stato di avanzamento nella programmazione rispetto alla messa in sicurezza degli edifici scolastici”.
Quindi, chiedono di “essere informati di quanto le amministrazioni intendono attuare rispetto al tema dell’aerazione degli ambienti scolastici, sia alla luce della situazione Covid che della generale vivibilità degli stessi.
“Purtroppo non si può non constatare come le numerose assicurazioni di informazione, di programmazione e di azioni concrete siano ad oggi disattese: dopo un incontro avvenuto il 30 marzo non abbiamo ricevuto notizie né visto attivazioni su quanto effettuato dagli enti locali”, concludono Rusconi e Costarelli. Di qui l’auspicio di “una rapida presa in carico dei temi indicati e di un riscontro in tempi brevi sulle questioni poste”.
Nei giorni scorsi anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, aveva evidenziato che “a meno di due mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico, non c’è ancora uno straccio di programmazione e intervento in chiave prevenzione pandemia: si tratta di una mancanza particolarmente grave, perché significa che le esperienze fallimentari degli ultimi due anni, con le scuole impreparate e immutate rispetto al pre-Covid19, non ci hanno insegnato nulla”.
“Per il terzo anno consecutivo, i nostri alunni e docenti dovranno fare lezione con le finestre aperte, anche quando arriverà il gelo. Come sono rimaste immutate le dimensioni delle aule, per non parlare del numero degli alunni per classe, che invece di dimezzarsi e garantire distanziamento minimo, continuano in tantissimi casi ad essere superiori a 25 iscritti. Su questo, non ci danno alcuna certezza le parole rassicuranti del ministro dell’Istruzione che la situazione è sotto controllo. Come non può bastare la somministrazione della quarta dose di vaccino, in autunno, annunciata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, perché i fatti hanno dimostrato che non è risolutiva, oltre che discriminante qualora si ponga in modo coatto”.
“La verità – ha concluso il sindacalista dell’Anief – è che continuiamo a dire che l’Italia deve adeguarsi ai parametri dell’Unione europea: perché quando si parla di questi argomenti, l’Italia continua a fare finta di nulla?”.
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