La notizia si è diffusa nella giornata di domenica 4 luglio lasciando tutti senza parole: a settembre si tornerà a scuola, ma con la mascherina e rispettando il distanziamento; lo ha detto il Comitato tecnico scientifico rispondendo ad una serie di quesiti posti dal Ministero dell’Istruzione su come programmare l’inizio del prossimo anno scolastico.
Per la verità del problema era già stato discusso in una riunione del 25 giugno nel corso della quale gli esperti avevano ribadito che “le misure da applicare per l’inizio dell’anno scolastico 2021-2022 dovrebbero essere le stesse previste all’inizio del precedente anno scolastico”.
Il fatto è che, al momento, non si conoscono ancora le conseguenze derivanti dalle nuove varianti del virus che si stanno diffondendo; soprattutto resta l’incognita del numero di studenti che risulteranno vaccinati a settembre.
Ad oggi il personale scolastico vaccinato è di poco superiore al 70% e in alcune regioni si arriva a mala pena al 50%: si tratta di percentuale che gli esperti considerano ancora insufficienti.
Intanto si sta parlando anche di istituire il green pass in ambito scolastico, ma una ipotesi del genere sarebbe in contrasto con le norme sulla privacy.
A spingere verso una intensificazione della campagna vaccinale c’è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli che sostiene che bisogna superare l’atteggiamento di prudenza che c’è stato finora e pensare seriamente ad estendere la vaccinazione anche agli studenti, prima dell’inizio della scuola
“Ma in questo modo – commenta il presidente dell’ANP Lazio Mario Rusconi – si dovrà continuare con la didattica a distanza ancora molto tempo, nonostante che in questi mesi tutti gli esperti abbiano ripetuto che questa modalità debba essere considerata solo come una soluzione di emergenza”.
Ma se davvero è in arrivo una variante che ha più facilità di diffusione delle precedenti, la soluzione dovrebbe consistere nel monitoraggio periodico e costante fatto almeno a campione in tutte le scuole in modo da intercettare l’eventuale arrivo dell’infezione; in caso di esito positivo si dovrebbe passare subito all’isolamento del caso positivo e all’individuazione (e alla quarantena) dei contatti a rischio.
Non si riesce poi a comprendere come mai nonostante le ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery Plan non si sia riusciti ad avviare un piano serio in materia di trasporti scolastici e di riduzione del numero degli alunni per classe almeno nelle situazioni più complesse; per non parlare degli impianti di purificazione dell’aria che, pur non essendo risolutivi, potrebbero però servire a contenere la diffusione del virus.
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