La Chiesa cattolica non perde occasione per ricordarlo: l’apporto delle sue scuole allo Stato è indubbiamente vantaggioso per le casse pubbliche, soprattutto quando si parla di scuola dell’infanzia e primaria. Un vantaggio economico che permane, nettamente, anche a fronte dei finanziamenti (rispetto al quale si può essere d’accordo o meno) che lo Stato concede annualmente a questo genere di strutture scolastiche: il risparmio dello Stato, proprio grazie alle scuole cattoliche, ”raggiunge ogni anno più di sei miliardi di euro”. La stima arriva da uno dei più alti esponenti della Chiesa, il cardinal Angelo Bagnasco, attraverso lettera scritta al termine della visita pastorale alla diocesi di Genova e resa nota nel pomeriggio di domenica 30 novembre.
Bagnasco ha anche tenuto a sottolineare che le scuole cattoliche “non sono scuole ‘private’, come troppo spesso si sente dire, ma ‘pubbliche’, come la legge giustamente riconosce”.
“Nel sistema della pubblica istruzione – ha proseguito – vi sono scuole statali e altre non statali ma sempre pubbliche”.
Per il cardinale, di conseguenza le attività caritative della Chiesa cattolica, sono ”risparmi miliardari per lo Stato italiano”. Nella lista delle istituzioni cattoliche che rimangono dei punti fermi per i cittadini, ci sono anche le parrocchie: “sono rimaste i pochissimi luoghi dove la gente si può ritrovare non per produrre, ma per essere se stessa, trovare il calore di Dio e dei fratelli, lottare contro la disgregazione sociale che smarrisce e isola”.
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Inoltre, ha ricordato “il gran numero di mense diffuse che offrono centinaia di pasti ogni giorno, i posti letto per i senza dimora, la distribuzione sistematica di viveri e di abiti, il sostegno crescente per l’alloggio, le utenze, i farmaci, le iniziative e i luoghi educativi per bambini, adolescenti e giovani, l’accoglienza e la pastorale degli immigrati, dei marittimi, la cura dei carcerati, la lotta all’usura e alle dipendenze, compreso il gioco d’azzardo, oltre ad essere risparmi miliardari per lo Stato, sono alcuni tratti che disegnano il volto della prossimità cristiana”.
Nella lettera pastorale Bagnasco ha auspicato “politiche familiari più concrete ed efficaci”. Sul finire della missiva, si è quindi scagliato contro quello che ha definito il “politicamente corretto”. – ”Quando si romperà il muro omertoso del politicamente corretto, secondo cui si devono dire solo certe cose e tacerne altre, altrimenti si viene messi alla gogna e banditi?”.
“Lo scopo?” si è chiesto. “Usando il grimaldello dell’assoluta autonomia individuale – ha affermato – si vuole scardinare l’alfabeto dell’umano, confondere le idee, affinchè l’uomo non abbia più nulla di certo e di sempre, ma solo di probabile, di temporaneo, di relativo. In un mondo senza verità oggettiva, regna l’incertezza e quindi lo smarrimento personale e collettivo; e dopo la prima ebbrezza spunta l’angoscia. In questa poltiglia indistinta, i grandi burattinai fanno meglio i loro affari”.
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