A Trapani circa 50mila persone sono arrivate da tutta Italia per la 30^ “Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie” organizzata da Libera e Avviso Pubblico e col contributo dell’Anci.
Libera ha festeggiato proprio a Trapani i suoi primi tre decenni di vita, manifestando contro il giogo mafioso e contro le tante fragilità che opprimono chi, in assenza di uno Stato fermo e deciso, viene intercettato e fatto proprio dalle mafie che si propongono come Stato alternativo.
A gridare contro le mafie sono stati, si legge su Vita.it, coloro che hanno pianto la morte di coloro che, loro malgrado, sono diventati eroi, un elenco lunghissimo di magistrati, poliziotti, giornalisti, ma anche comuni cittadini.
E, proprio per non dimenticare mai nessuno, ogni anno, nelle piazze che Libera sceglie per celebrare la giornata nazionale, si leggono i nomi di 1101 vittime innocenti che però all’inizio, trent’anni fa, erano solo 300.
Lungo il corteo che ha animato la città di Trapani, l’evento più significativo è stato la presenza di molti giovani, per i quali la memoria, se non irrobustita, rischia di diventare un trafiletto sul giornale.
“A scuola abbiamo fatto delle ricerche, dei cartelloni e abbiamo letto dei testi che ne parlavano. Anche se in Calabria, anche noi abbiamo tante vittime. Io, però, parlo di queste cose a casa, con i miei genitori. Certo, quando mi confronto con i miei coetanei, al di fuori della scuola, il tema si sottovaluta perchè non si crede che la mafia esista. Invece, c’è ed esce fuori quando qualcuno si oppone, quindi è giusto parlare e denunciare”: così dei ragazzi della ex scuola media.
Anche l’ambientalismo ha sfilato nel corteo di Libera a Trapani, portando con sé tutta l’urgenza di continue aggressioni che, non solo distruggono il nostro patrimonio, ma mietono anche numerose vittime, depredando la natura per destinarla alla cementificazione e alla speculazione.
“Anche l’ambiente è una vittima. Lo registriamo giornalmente quando ci chiamano per segnalarci colate di cemento che invadono i litorali o anche le città, come il taglio di una quercia storica. La mafia è diventata parte della nostra storia, soprattutto in Sicilia, e non tutti lo percepiscono ancora”.
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