Durante l’incontro svoltosi a Treviso, tra l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e l’Amministrazione Provinciale, si è evidenziato, purtroppo, che ancora molto lungo è il cammino che bisogna fare anche se in quest’ultimo decennio, in difesa dei minori, c’è stata la cosiddetta legge Mammì, si è creata l’Autorità per la privacy. Tutti strumenti legislativi, però, che debbono essere rivisti oggi alla luce delle trasformazioni sociali.
Importante uno dei punti cui si è pervenuti a Treviso: la tutela dei minori non è solo problema sanzionatorio o di riprovazione morale, come avviene oggi, ma di natura culturale.
A Treviso è stato avviato il "Progetto Speciale di ricerca della tutela del minore" e al suo interno è stato creato un comitato di giornalisti, psicologi e giuristi con lo scopo di classificare i contenuti della cosiddetta "fascia televisiva protetta", di verificare l’osservanza delle regole e di valutare i programmi dei minori dialogando con le famiglie, gli istituti di istruzione, le associazione professionali e gli stessi minori. L’informazione televisiva, è stato fra l’altro osservato, è sempre più aggressiva. Da qui la proposta di rendere i minori "forti", indicati come soggetti "deboli".
L’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) da parte sua ha avviato la campagna "Ragazzi e media" che prevede cento incontri in tutt’Italia, nelle scuole, nelle parrocchie, nelle sedi delle emittenti locali. A febbraio è previsto un incontro nazionale per confermare che l’informazione non può essere solo businnes, ma deve trasformarsi in responsabilità.
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