Agli editori non piace il progetto realizzato del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di ritirare dalla biblioteche scolastiche della città lagunare una serie di libri per l’infanzia perché dedicati alle “famiglie” al plurale.
“Ritirare libri da una scuola, qualsiasi libro da qualsiasi scuola, è sempre inaccettabile, nella sostanza e simbolicamente”, ha detto il 7 luglio Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie).
“Il sindaco di Venezia ha scelto l’occasione più sbagliata per confermare la sua decisione, già annunciata in campagna elettorale, di ritirare alcuni libri per bambini dalle scuole comunali dell’infanzia – dice ancora Polillo-. Lo ha fatto durante la commemorazione dei 500 anni dalla morte di Aldo Manuzio, un grande editore e umanista che operava in quella che allora era la capitale mondiale del libro, Venezia. Poteva ricordare come il primato dipendesse soprattutto dal fatto che Venezia era la città più aperta della sua epoca. Perché il lavoro dell’editore ha questo di straordinario: è sì un mestiere industriale – e spesso difficile – ma tratta una materia prima preziosissima, la libertà di espressione. Per questo il gesto di ritirare libri da una scuola, qualsiasi libro da qualsiasi scuola, è sempre inaccettabile, nella sostanza e simbolicamente”.
Secondo il rappresentante degli editori italiani, gli unici deputati a prendere decisioni così radicali sulla presenza motivata o sull’inadeguatezza dei libri di testo nelle scuole, sono gli insegnanti: perché “non conta nemmeno la qualità dei libri ritirati. Non è mai compito delle autorità politiche locali o nazionali discutere dei contenuti dei libri presenti nelle scuole. Non lo è nemmeno di un’associazione di editori”.
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“In questa occasione si parla di una cinquantina di titoli, di altrettanti autori e di una ventina di editori: nel piccolo una rappresentazione di pluralità messa a disposizione degli educatori, gli unici titolati a giudicarne i contenuti e la loro utilità nel contesto di crescita dei bambini. Il compito di un sindaco, secondo noi, è semplice ed è un altro: lavorare perché – conclude Polillo – abbiano una biblioteca a disposizione ancor più ricca e variegata e non interferire oltre”.
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