Il test sarebbe finito, dice il giornale, nel mirino di esperti e docenti anche per un quesito (l’ennesimo) dubbio, riguardante l’ortografia della parola «ambigues» con una risposta, considerata corretta dal ministero che stride con il parere ufficiale dell’Academie de France, l’equivalente transalpino dell’Accademia della Crusca.
Diverso invece l’esito di altri 91 candidati, dai 25 ai 50 anni, impegnati nella prova dell’Area A52: italiano, greco e latino al liceo classico. Ma come è andata?
A prima vista non sembrano esserci stati gli svarioni (con due domande in cui – tecnicamente – nessuna risposta era quella esatta) delle prime prove letterarie, come fatto notare dal celebre antichista Luciano Canfora nei giorni scorsi. Gli stessi candidati hanno ammesso che il test «era fattibile, benché difficilissimo». Sempre uguale il modello: sessanta domande, 0,5 punti ogni risposta esatta, servono minimo 21 punti (quindi 42 risposte corrette) per poter passare.
A Verona i posti liberi per la classe di concorso A52 sarebbero 15, ma va fatto notare che raramente, negli altri test, si è raggiunto un tale numero di idonei.
Diverse le materie toccate, dice il Corriere: “C’era da indovinare da quale opera tragica (in questo caso, l’Elena di Euripide) era tratto un brano, ma anche di che stato Usa è capitale Jackson (Missouri). Incursioni, naturalmente, anche nella letteratura italiana: una domanda chiedeva di individuare quale, tra quattro novelle di Boccaccio non fosse ambientata a Firenze.
Un’altra la data di pubblicazione del Gattopardo (1958) mettendo crudelmente quattro anni consecutivi tra le opzioni. «Poco manca che ci chiedano l’intero scibile umano» scherzano i candidati alla fine. «A me, ma credo anche a molti altri, rimane il dubbio su quanto possa rivelarsi utile questo corso per la nostra formazione – sostiene Zeno Munari, candidato di Verona – al di là dell’entrare in graduatoria». Dubbi li ha espressi anche il preside di Lettere Guido Avezzù, che prima di consegnare le buste ha detto ai candidati di «provare imbarazzo per queste modalità di esami». Certo è che, per futuri insegnanti, si tratta di una bella spesa. «Cento euro a test – fa sapere Simone Randon, di Vicenza – non del tutto giustificati. A Padova, per una prova unica che valeva per due indirizzi abbiamo dovuto pagarne duecento». Chi passerà al test dovrà affrontare la temuta versione dal greco al latino. E, martedì prossimo, toccherà, sempre a Verona, agli insegnanti di lingua inglese: in lista 311
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