“Oggi nel 2022 c’è bisogno che il prete dica ancora alla gente che cosa votare? Siamo sicuri che i laici e le laiche circa la vita, con la sua concretezza, siano meno esperti dei preti (che circa la vita in realtà sono sempre un po’ in ritardo)?”. Queste parole, scritte in una lettera aperta, pubblicata da alcuni quotidiani, sono costate a don Marco Campedelli il posto di docente di religione cattolica. A sollevare dall’incarico il prof di religione, con 22 anni di anzianità ed in servizio presso il liceo ‘Maffei’ di Verona, sarebbe stato il vescovo Giuseppe Zenti.
In base a quanto riporta l’Ansa, risulta che Campedelli “aveva osato criticare il suo intervento – alla vigilia del ballottaggio – in favore di chi difende “la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender”.
Con quella missiva pubblica, “don Marco prendeva le distanze dal “modus votandi” suggerito dal capo della Chiesa di Verona. Un indirizzo dato ai preti della Diocesi, da trasmettere a loro volta ai fedeli”.
In difesa del prof di religione licenziato si sono apertamente schierati 63 colleghi, ex colleghi e personale del Liceo Maffei di Verona: per esprimere solidarietà al docente, hanno scritto e diffuso una lettera, nella quale sostengono che “don Marco Campedelli ha cercato di vivere le ragazze e i ragazzi di ieri e di oggi come una terra promessa, in cui seminare il pensiero per far germogliare un approccio sul mondo, poetico, con senso di giustizia e di libertà”.
“Libertà, dubbio, coscienza – scrivono i docenti -: tutto questo non fa di Marco Campedelli un cattivo propugnatore di scetticismo e relativismo, ma un maestro di vita, un rispettoso sacerdote della parola, una parola talvolta scomoda, ma per questo capace di provocare le coscienze, accompagnare i giovani nella ricerca della verità e, perché no, anche della fede, una fede adulta, responsabile, matura”.
Anche un gruppo di 150 ex alunni ed alunne del liceo classico scaligero hanno espresso “piena solidarietà a don Marco”.
La stessa che è stata espressa dagli Studenti Medi di Verona: “siamo amareggiati – hanno scritto in una nota – Il vescovo questa volta ha superato le semplici parole, utilizzando il potere decisionale nelle sue mani per attaccare un docente che ha dissentito apertamente con le sue imposizioni. Come comunità studentesca e come suoi alunni siamo laicamente e sinceramente dalla parte del prof Campedelli, che con coraggio ed onestà sta cercando di scardinare gli atteggiamenti reazionari che tentano di imporre dogmi religiosi nella politica”.
Durissimo è stato il giudizio del teologo ed editorialista Vito Mancuso, secondo il quale “quanto è accaduto riguarda anzitutto il rapporto tra Chiesa e politica. A questo riguardo è sufficiente dire che mons. Zenti è l’esponente di quella superata concezione del mondo che papa Francesco deplora insistentemente denominandola ‘clericalismo’. Clericalismo è la concezione del clero come potere, come potere assoluto, a cui anche il potere politico deve su alcune cose sottostare. Insomma Gregorio VII, Bonifacio VIII, Pio IX, card. Ruini et cetera, per quanto concerne la storia della Chiesa”.
E ancora: “In altre parti del mondo tutto ciò si chiama ‘teocrazia’: si pensi a talebani, ayatollah, partiti religiosi della destra israeliana. Anche Trump e i suoi, ovviamente, si uniscono a questa compagine”.
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