Il sottosegretario Marco Minniti, intervenendo a Intelligence Live, ventisettesima tappa del roadshow del comparto Intelligence negli atenei italiani, ha dichiarato: “Cerchiamo persone giovani e molto sveglie. Esperti in materie informatiche, giuridiche, economiche, psicologiche e in lingue straniere, ma soprattutto che abbiano un fortissimo senso delle istituzioni e dell’etica”.
“In tre anni – spiega Minniti – abbiamo assunto 100 giovani, dei quali 50 provenienti dalle università italiane e 50 dalle selezioni delle candidature spontanee presentate sul sito www.sicurezzanazionale.gov.it”.
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Si tratta, scrive l’agenzia Adnkronos, di “un segmento significativo rispetto al numero totale degli uomini e delle donne che formano il comparto Intelligence”. E, assicura, “il progetto non si fermerà, ma andrà avanti nella ricerca di nuove personalità”.
Oltre al tradizionale bacino delle forze di polizia, che assicura importanti professionalità di sicurezza, Minniti spiega che “stiamo cercando giovani nelle università e nei centri di ricerca per le nuove sfide che il terrorismo internazionale e la cyber security impongono”.
L’obiettivo è individuare “persone che conoscano le lingue straniere rare, perché non possiamo permetterci di fare errori di interpretazione, ad esempio sull’arabo”. Ed “esperti di informatica, perché i terroristi fanno propaganda sul web”. Senza tralasciare “profondi conoscitori di materie giuridiche ed economiche, ma anche di psicologia e sociologia”.
I nuovi 007 non avrebbero lo smoking o le donne di James Bond, né sono spie conturbanti stile Mata Hari; si tratta piuttosto di giovani dalla personalità non esibizionista che non hanno bisogno di proiettare la loro identità su quello che fanno, ma sul risultato di quello che fanno.
Secondo il Magnifico rettore dell’università Bicocca, questa è “un’occasione molto importante sotto diversi punti di vista”; il primo è rappresentato dalla “missione dell’università di interagire con le proprie competenze e le proprie persone che approfondiscono, studiano e insegnano, a degli obiettivi generali del Paese”. L’altro aspetto è di “far conoscere ai ragazzi che cosa è l’Intelligence e questo è un modo per parlare direttamente con chi conosce il sistema e lo dirige per stabilire una comunicazione non mediata e non strumentalizzata”. Il terzo punto è, “sicuramente per chi studia materie che possano afferire al lavoro di Intelligence o ha curiosità nei riguardi di queste aree, di conoscere un nuovo ambito di applicazione e di lavoro che può essere molto interessante”.
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