In relazione alle modalità con cui si sta attuando il piano di assunzioni, si incominciano a leggere nel web interventi in controtendenza.
Ci riferiamo, in particolare, agli appelli e alle proposte che arrivano da comitati, coordinamenti, singole persone ma anche dagli stessi sindacati per ottenere modifiche più o meno consistenti a questa o quella disposizione della legge.
Si tratta – per la verità – di proposte e richieste che stupiscono perchè fino alla metà di luglio la parola d’ordine era completamente diversa: si parlava infatti di legge inemendabile e, di conseguenza, di ritiro della legge o quanto meno di tutte le norme che non riguardavano le assunzioni.
D’altronde basta andare a rileggere le audizioni svoltesi al Senato a fine maggio per averne la prova: i documenti depositati dagli stessi sindacati in Commissione Cultura riguardavano per un buon 90 per cento il tema della valutazione dei docenti, la questione della chiamata diretta o quello dei nuovi poteri dirigenziali. La questione delle assunzioni e delle modalità di attuazione del piano veniva liquidata in poche righe da quasi tutti i sindacati.
Per la verità sull’argomento i sindacati avevano presentato una propria controproposta: piano triennale e aumento consistente del numero delle assunzioni, ma il Governo si era quindi fatto l’idea che, numero di assunzioni a parte, il piano poteva funzionare come previsto nel disegno di legge.
Forse, se si fosse fatto lo sforzo di trovare qualche punto di intesa almeno su alcuni punt della legge, il risultato non sarebbe stato quello di avere addirittura un sottoutilizzo dei posti messi a disposizione per le assunzioni, quantificabile al momento in non meno di 15mila unità.
Ma, come si sa, la storia non si fa né con i se né con i forse.