Il tasso di dispersione si aggira sul 17%, ma al Sud supera il 25%, mentre appare lontano l’obiettivo del 10% stabilito dall’Unione Europea per il 2020. Ma per la scuola secondaria di I e II grado si possono stimare tassi di abbandono che si cumulano complessivamente al 30% per ogni coorte di età.
E anche questo ha un costo e infatti la ricerca sottolinea che l’azzeramento della dispersione scolastica può avere un impatto sul Pil compreso in una forbice che va da un minimo dell’1,4% ed un massimo del 6,%, pari cioè a un range compreso tra i 21 e 106 miliardi di euro, che si rischia di dissipare se non si riesce ad arrestare questa piaga sociale.
Il rapporto tuttavia conclude che scuole e terzo settore continuano ad operare in modo indipendente e non coordinato fra loro per arginare insieme il fenomeno, nella convinzione che siano soprattutto le scuole “responsabili della disaffezione e della demotivazione dei ragazzi maggiormente esposti al rischio abbandono a causa di un deficit di attenzione rispetto ai loro bisogni”.
Per la Flc-Cgil i dati sulla dispersione scolastica in Italia continuano ad essere molto gravi e sono il frutto di una “politica scolastica sbagliata, inconcludente e a favore degli interessi dei soliti noti.
Persino l’attivazione del Sistema nazionale di valutazione, che doveva avere come primo obiettivo quello di ridurre i tassi di abbandono scolastico, è stata piegata verso una deriva tutta ideologica fatta di classifiche ed esclusioni”.
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