L’Istat certifica che in Italia la quota di Neet resta la più elevata tra i Paesi dell’Unione europea, ma dal 2014 è in deciso calo, però solo tra coloro che non hanno abbandonato gli studi. Ma la percentuale di chi giovani fino a 24 anni che hanno acquisito solo il diploma di licenza media rimane purtroppo alta, attorno al 14%, pari a 580 mila giovani. Anzi, per la prima volta dal 2008, lo scorso anno la quota di giovani con 18-24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi non ha fatto registrare un ulteriore miglioramento, andando anzi a peggiorare rispetto al 2016 di due punti percentuali: è passata dal 13,8% del 2016 al 14% del 2017.
A rilevarlo è stata, il 13 luglio, l’Istat attraverso il Report sui livelli di istruzione: uno studio che desta diverse preoccupazioni, soprattutto per il Sud. Dal report Istat, infatti, risulta che le differenze territoriali negli abbandoni scolastici precoci sono molto forti – 18,5% nel Mezzogiorno, 10,7% nel Centro, 11,3% nel Nord – e non accennano a diminuire.
In generale, la quota di 18-24enni che posseggono al più un titolo secondario inferiore fuori dal sistema di istruzione e formazione è in sensibile calo negli anni – certifica l’Istat – passando dal 19,6% del 2008 al 13,8% del 2016.
Nel 2017, scrive l’Istat, la quota si attesta al 14% (580 mila giovani) e, per la prima volta dal 2008, non registra un ulteriore miglioramento. Questo indicatore fa parte della Strategia Europa 2020 sull’istruzione che fissa al 10% l’obiettivo europeo indicato a Lisbona già diverso tempo fa.
In media Ue il raggiungimento dell’obiettivo è vicino, lo stesso accade – tra i più grandi paesi europei – per il Regno Unito, mentre la Germania l’ha già praticamente raggiunto e la Francia lo ha superato da diversi anni. In Italia, il differenziale rispetto al valore medio Ue si è ridotto dal 2009, ma è ancora pari a -3,4 punti nel 2017 (-4,9 punti nel 2008).
Nel Belpaese, se nel Centro-Nord il mancato proseguimento degli studi si accompagna a un numero più consistente di giovani occupati, pur con basso livello di istruzione, nelle regioni meridionali gli occupati usciti precocemente dagli studi sono una minoranza.
Eppure, i vantaggi in termini occupazionali nel conseguire almeno un diploma di scuola superiore sono forti; l’abbandono scolastico si dimostra dunque un ostacolo seriamente penalizzante.
Da una recente indagine dell’Istat, approfondisce l’Ansa, emerge infine che le principali ragioni per cui i giovani, dopo la licenza media, decidono di non proseguire gli studi oppure di abbandonare il percorso di studi superiori intrapresi, non sono solo la volontà di lavorare ma anche la difficoltà e/o la mancanza di interesse negli studi e, per i giovani stranieri, anche ragioni familiari, da intendersi in senso lato, ovvero sia come impegni-responsabilità nei confronti della famiglia, sia come mancato sostegno o incoraggiamento da parte della propria famiglia.
Intanto, come dicevamo, la quota di giovani con medio e alto titolo di studio che non studiano e non lavorano è in deciso calo negli ultimi tre anni, essendo passata dal 28,3% al 25,5% e dal 26,4% al 21,4%; minimo invece il decremento dei neet tra i giovani che hanno al massimo la scuola secondaria inferiore (dal 23,9% al 23,4%).
L’Istat ha anche registrato che nel 2017 in Italia si stima che i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione erano 2 milioni e 189 mila (24,1%): il 41% cercava attivamente un lavoro e il 29,8% erano forze di lavoro potenziali.
La quota di Neet in Italia ha registrato un continuo aumento dall’inizio della crisi economica, raggiungendo il massimo nel 2014. Il numero ha poi iniziato a scendere a partire dal 2015 in concomitanza con la ripresa economica. E nel 2017 è continuata la tendenza al calo.
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