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Abbandono precoce degli studi e lieve aumento dei laureati: l’Istruzione in Italia secondo l’Istat

La Strategia Europa 2020 fissa alcuni obiettivi sui livelli di istruzione della popolazione, alcuni dei quali sono stati già raggiunti dal nostro Paese.

La quota di giovani che abbandonano precocemente gli studi in Italia, seppure in leggera risalita per il contributo della componente femminile, nel 2018 è il 14,5%, superando l’obiettivo nazionale del 16% fissato per il 2020.

Nello stesso anno sale al 27,8% la quota dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo di studio universitario, un incremento alimentato dalla sola componente maschile. Siamo però ancora lontani dal 40% fissato per la media europea e già raggiunto da 18 Paesi.

Questi sono alcuni dei dati riportati in “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, lo studio dell’Istat che offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici e sociali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.

Per quanto riguarda il settore Istruzione, emerge che la spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 3,9% a livello nazionale, valore più basso di quello medio europeo (4,7%). L’incidenza sul Pil della spesa pubblica per consumi finali in istruzione è più elevata nel Mezzogiorno (5,7% contro 3,4% a livello nazionale) dove è più numerosa la popolazione in età scolare.

Nel 2018 prosegue il miglioramento del livello di istruzione degli adulti (25-64enni), per effetto dell’ingresso di giovani mediamente più istruiti e l’uscita di anziani in genere meno istruiti. La quota di coloro che hanno conseguito al massimo la licenza media è scesa al 38,6%, anche se rimane ancora vicina al 50% nel Mezzogiorno.

In ambito europeo l’Italia conferma una incidenza di adulti poco istruiti molto più elevata rispetto alla media dell’Ue (39,1% contro 22,5% nel 2017). Cresce la quota di giovani 15-24enni impegnati in un percorso di formazione (57,9%), ma è ancora inferiore a quella dei principali Paesi europei.

Scendono a 2 milioni e 64 mila (il 23,4% della relativa popolazione) i 15-29enni che nel 2018 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa. L’incidenza è più elevata tra le donne (25,4%) e nel Mezzogiorno (33,8%). Tra i Paesi europei l’Italia presenta il valore più alto, superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto alla media (dati 2017).

L’apprendimento permanente interessa l’8,1% dei 25-64enni, in lieve aumento rispetto al 2017 ma inferiore alla media europea (10,9% nei dati 2017).

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Lara La Gatta

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