L’attuale emergenza sanitaria ha di fatto scavato – o eroso ancor di più – la spaccatura sociale dipendente dall’inserimento economico delle famiglie: numerose di queste hanno perso fonti di reddito, impieghi, professione a causa delle chiusure imposte al fine di ridurre l’emergenza epidemiologica. Lo status economico -sociale (noto agli esperti come SES) presenza – o si caratterizza – per l’incidenza diretta su acquisizione di nozioni, abilità, attitudini e competenze che caratterizzano gli studenti. Il fatto di possederne solo alcune – o avere l’errata percezione di non valere abbastanza rispetto alle sfide quotidiane – spinge numerosi studenti ad abbandonare l’istruzione obbligatoria prima del tempo, gettandosi in tenera – troppo tenera – età alla ricerca di un impiego. Nel contesto europeo, i paesi a soffrire di più tale crisi sono quelli collocati nell’area mediterranea, caratterizzati da crisi secolari che interessano il mondo del lavoro, della scuola, il benessere sociale ed economico nonché la didattica, rimasta cristallizzata alle metodologie ed alle esigenze del secolo scorso, prive di supporti informatici nell’ottica della tanto auspicata digitalizzazione. Nel Belpaese il tasso di abbandono si colloca attorno al 14 % con una media europea nettamente inferiore (10 %).
Il Belpaese si colloca, assai tristemente, ad uno dei primi posti per l’abbandono scolastico, fenomeno che tocca direttamente le regioni del Mezzogiorno, colpite da disoccupazione, crisi economica e criminalità collusa – talvolta – con le autorità locali. La Regione Siciliana, secondo lo studio EuroStat promosso e divulgato anche da Repubblica, si colloca al primo posto in Europa (SEE) per dispersione scolastica: quasi il 20 % dei ragazzi e delle ragazze che abitano l’isola sicula, che dovrebbero frequentare la scuola dell’obbligo, non vi ri reca affatto. le responsabilità di tale dinamica sono imputabili a famiglie, crisi, disoccupazione e situazione economica complessiva, nonché grado d’istruzione di entrambi i genitori. La Regione, in ogni caso, potrebbe offrire adeguato supporto attraverso l’assunzione ed il dispiegamento intelligente di assistenti sociali a sostegno delle familgie in difficoltà, dato che questi ammontano a poche unità concentrate solo nelle maggiori città. Alto problema deriva da i collegamenti tra aree rurali e maggiori centri urbani, specie nel Mezzogiorno, che vanta una rete ferroviaria carente e collegamenti non perfettamente funzionali agli orari ed alleesigenze degli studenti. I costi poi fanno il resto.
Le aree rurali della Spagna centrale, anche collocate in regioni turistiche, stanno osservando un abbandono progressivo da parte della popolazione che ricerca impiego ed opportunità nelle maggiori città dell’area. Diviene così complesso mantenere in vita i servizi di base: sanità, istruzione e trasporti. Per favorire il ritorno a casa di intere famiglie – e relativi studenti – i Dipartimenti per l’istruzione promuovono programmi di natura culturale con la nascita di librerie e centri culturali. Peccato però che questo non basti. Il caso di Urueña è divenuto emblematico. Il tentativo di trasformare Urueña in un centro letterario risale al 2007, quando il governo provinciale ha investito circa 3 milioni di euro per aiutare a restaurare gli edifici del villaggio nelle librerie e costruire un centro espositivo e congressuale. Si offre un canone nominale di 10 euro al mese alle persone interessate ad aprire una libreria. Urueña, come molti villaggi della campagna spagnola, ha lottato negli ultimi decenni con l’invecchiamento e la diminuzione della popolazione. Il fenomeno di dispersione scolastica, in somma sintesi, può essere imputato all’inserimento professionale, economico e sociale delle famiglie, al supporto attivo da parte degli Enti Locali e a fenomeni indipendenti come quelli demografici sopra descritti.
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