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Abbandono scolastico, tra i motivi spuntano i videogiochi sbagliati

La fruizione di videogiochi del genere sbagliato può ritardare lo sviluppo psicologico dei bambini o istigare alla violenza e all’aggressività con gravi ripercussioni anche in età adulta: i casi più gravi hanno come conseguenza l’abbandono degli studi, la violenza verso i genitori e l’insorgere di malattie mentali.

I dati sono emersi da una nuova ricerca australiana dedicata all’impatto dei media e della tecnologia sul cervello. La ricerca condotta da Kate Highfield, dell’Istituto per la prima infanzia dell’università Macquarie di Sydney, mostra che l’85% delle app comprate per i bambini sono solo giochi di ‘comportamentismo’, che chiedono di ripetere un’azione o di ricordare semplici fatti. Tali compiti semplici e ripetitivi conducono a uno sviluppo neurale più basso livello. E spesso includono ricompense eccessive, che possono portare ad aspettative non realistiche nei bambini.
Nella relazione presentata oggi alla conferenza del Consiglio australiano su bambini e media, Highfield raccomanda applicazioni come Art Maker, My Story, Explain Everything e Creatorverse, che richiedono la partecipazione attiva dei giovanissimi utenti. Esaminati anche gli effetti sul cervello umano dei giochi violenti e della dipendenza dai videogiochi. In particolare, la ricerca di Wayne Warburton dell’università Macquarie ha rivelato che quelli violenti possono rendere le persone più aggressive, timorose, ostili, emotivamente insensibili e meno empatiche. Per Philip Tam, psichiatra dell’Università di Sydney specializzato in bambini e adolescenti, “sono probabilmente centinaia o migliaia” nella sola Australia i giovanissimi fra 8 e 14 anni con “problemi significativi” legati all’uso di videogiochi e di internet.
“Ricevo telefonate da tutta l’Australia – ha detto – di genitori che vogliono portarmi i figli da esaminare perché sono letteralmente disperati”. Tam ha riferito che fino al 10% dei bambini rientra nella categoria di uso eccessivo dei videogiochi e una piccola parte di questi sviluppa vera dipendenza. Ha aggiunto di aver trattato dei bambini assorbiti nei videogiochi per “circa 60 ore non stop, senza dormire”. “Ho avuto piccoli pazienti – ha continuato – che non si rendono conto che sono le cinque di mattina quando finiscono di giocare”. “Giocano tutta la notte – ha concluso – e all’alba sono così esausti che si addormentano, e naturalmente non vanno a scuola”.
Dalla ricerca australiana  è emerso però anche un altro importante dato: numerosi giochi, anche digitali se di genere corretto, possono aiutare lo sviluppo di un bambino, o invogliarlo a dedicare più tempo ad attività ‘reali’. Ancora una volta, il ruolo del genitore e dell’educatore diventa decisivo.

Alessandro Giuliani

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