L’intervista del Preside M. Rusconi, gli interventi di Renzi, Giannini, Faraone e anche quelli di molti miei colleghi stanno creando le condizioni di isolamento della scuola dalla società. A mio parere, esprimere molte critiche sulla chiamata diretta del Preside, significa confermare che lo sciopero del 5 maggio e le manifestazioni di questi giorni hanno una natura corporativa. In altre parole, quello che sta passando è l’idea che agli operatori scolastici non interessano “le famiglie e gli studenti” (Renzi), ma la difesa della propria tranquillità professionale.
Storicamente il nostro profilo si è sempre caratterizzato per la mancanza di una valutazione di sistema sul nostro lavoro e per l’assenza quasi totale della prospettiva del licenziamento. E questo ci ha permesso di lavorare senza particolari stress.
Se poi ci aggiungiamo anche la convinzione da parte di molti che la nostra professione si caratterizza per “ quindici giorni di vacanza a Natale, una settimana a Pasqua, tre mesi durante l’estate e un impegno settimanale fatto solo di 18-22-25 ore” allora il quadro è completo.
Come uscirne? Spostando, innanzitutto, l’attenzione dei massmedia e della società sulla necessità dell’abolizione o quanto meno della riduzione delle classi-pollaio. Soluzione organizzativa, voluta dal duo Gelmini-Tremonti, che rappresenta “la cattiva educazione” o la “pessima formazione”. Contesto che impedisce la cura degli alunni, il loro ascolto, ogni tipo di intervento di integrazione delle diversità (Dsa – Bes…). In altre parole, le classi pollaio rappresentano il contrario di quello che Renzi dichiara in molte interviste (“la riforma sta a fianco dei genitori e degli studenti”).
Questa riforma se non parte dalla qualità formativa che deve caratterizzare l’interazione tra docenti e studenti, lo dobbiamo gridare: sarà una pessima Riforma! So bene che i possibili 100.700 (?) docenti non saranno nuove assunzioni, ma solo conferme stabili di persone che già lavorano. Bene, come uscirne? Destinando prioritariamente questi lavoratori alla riduzione delle classi-pollaio. Pia illusione? No solo la richiesta di un docente che ancora crede che una buona formazione è il servizio migliore che uno Stato può offrire oggi alla persona e domani al lavoratore.
La seconda rivendicazione da fare è la richiesta di un investimento di 12 miliardi (dato Protezione Civile, 2008) per mettere in sicurezza nei prossimi anni tutte le scuole. Contemporaneamente informare l’opinione pubblica che il governo nel Def ha tagliato di quasi seicento milioni i fondi per la sicurezza nelle scuole. Solo puntando su queste due richieste (abolizione o riduzione delle classi pollaio, finanziamento totale per la sicurezza delle scuole) avremo la possibilità di avere accanto “in primis” i genitori e molto probabilmente anche ampi settori della società. Diversamente avremo sprecato forse l’ultima occasione per rimettere al centro la scuola. Sicuramente avremo sfruttato male il nostro sacrificio: la trattenuta dello sciopero.
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