I lettori ci scrivono

Abbiamo veramente bisogno del Liceo made in Italy?

Tempo fa, per chi ha già parecchi lustri scolastici sulle spalle, si era proposto, da parte dei ‘saggi dell’educazione’, di promuovere tutte le scuole secondarie di secondo grado al rango di licei, come se ci fosse una gerarchia di importanza tra le scuole superiori da cancellare (per una maggiore uguaglianza) e come se tale gerarchia (in realtà inesistente per le diversa tipologia e le differenti finalità dei vari percorsi di formazione dopo le medie) potesse essere annullata con un cambio di nome (basso nominalismo!).

Questo tentativo (forse meramente propagandistico), fortunatamente (per varie contingenze sfavorevoli) non riuscì (o solo in minima parte).

La voglia di cambiare, di mutare nomi e di inventarsi nuovi iter scolastici, però, sembra far parte dell’animo umano dei ‘sapienti educatori’ che guidano le sorti del ‘ben istruire’ (anche quando il cambiamento non è del tutto necessario).

Ne abbiamo avuto prova proprio quest’anno con la sorprendente proposta di creare un Liceo Nuovo: Liceo Made in Italy.

In realtà al leggere tale rivoluzionaria novità, sono rimasto assai perplesso, pensavo fosse soltanto propaganda pubblicitaria o politica.

Ben presto, però, mi sono dovuto ricredere. La proposta è diventata subito disegno di legge da portare avanti con decisione, per riuscire a far debuttar sul palcoscenico dell’Istruzione questo nuovo liceo in tempi rapidi, forse già nell’anno scolastico 2024/2025.

“Ma dove troveranno le risorse?(mi sono chiesto ingenuamente) E quali prodigi riuscirà a produrre (secondo i suoi sostenitori) questo italico liceo, soprattutto nell’ambito del rilancio dell’economia e dell’eccellenza italiana nel mondo?”

Sulla seconda domanda non ho risposte chiare (mi mancano le conoscenze adeguate). Quello che invece ho appurato, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto finanziario, è che si è trattato di un operazione quasi demagogica.

Sì, perché, in realtà, non nasce nessun nuovo liceo. Si cambia, nei contenuti e nel nome un altro già esistente. Il Liceo Economico-Sociale.

Infatti l’intenzione è quella si prendere il Liceo Economico-Sociale, togliere o ridurre la parte delle scienze umane (la parte umanista) e sostituirla con materie più economiche, tecniche, imprenditoriali.

Poche mosse è il un nuovo liceo nasce (un altro muore), senza troppi aggravi economici per lo Stato, un liceo dal patriottico nome.

Servirà questo liceo, annunciato con tanta enfasi, a contribuire a rilanciare la valorizzazione, la promozione, e la tutela del Made in Italy? Non ho le competenze per esprimermi.

Qualche osservazione, però, pare opportuna.

Forse più che liceo lo si doveva etichettare come Istituto Tecnico (dalle opzioni giuridico, matematiche, matematiche da una parte e economiche, imprenditoriali e manageriali dall’altra).

Poi volere valorizzare l’Italia, con termini stranieri (benché ormai universali) “Made in Italy” appare scelta, almeno, dissonante (o bizzarra).

L’osservazione più rilevante, infine, riguarda la necessità di questa nuova ‘opera’.

Abbiamo veramente bisogno di questo Liceo?

Non pochi affermano la sua inutilità.

“Per rafforzare il made in Italy, non serve nessun liceo, ma un Istituto tecnico industriale all’altezza dei tempi”. Così ritengono alcuni esperti di istruzione tecnica-professionale.

Per altri poi, esiste già un Istituto con gli stessi obiettivi di questo nascente liceo: Istituto dell’industria e dell’artigianato del made in Italy. Che bisogno abbiamo di un liceo dunque?

Altri, infine, indicano unna serie non esigua di centri Tecnici, Professionali o Regionali dove trovano realizzazione gli obiettivi del tanto voluto Liceo Made in Italy.

Ora, tenuto conto che ogni scuola in Italia (Liceo, Tecnico, Professionale) esalta la grandezza italiana (passata, presente e, speriamo, futura) in ogni campo del sapere e dell’operare, se proprio vogliamo (e sarebbe necessario) incentivare il rapporto e la connessione scuola- lavoro e valorizzare, nonché implementare il made in Italy, occorrerebbe un valido intervento da parte del Legislatore sugli Istituti Tecnici e Professionali (oltre il superficiale prgetto alternanza scuola-lavoro).

Sempre se ne parla, Finora, però, poco si è fatto.

Si cerca invece, idea assai discutibile, di inserire forzatamente nei licei (anche i più tradizionali) materie di carattere, giuridico economico, aziendale, imprenditoriale, ambientale e molto altro. Questo attraverso un ipertrofico e anomalo ampliamento dell’educazione civica (una pseudo-materia). Ma è un’operazione poco limpida e dalla difficile (vera) realizzazione.

Si realizzerà, invece, pienamente questo tanto osannato Liceo del Made in Italy?

Otterrà gli obiettivi prefissati?

Speriamo. Che non sia solo strategia per pugno di volti (elettorali) in più.

E perché non renderlo proprio italiano con una nome diverso.

Proposta: Liceo delle glorie italiche (passate, presenti e future).

No, forse così non va.

Andrea Ceriani

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