Con l’arrivo della bella stagione e dei primi tepori primaverili che coincidono con gli ultimi mesi dell’anno scolastico, gli studenti e le studentesse si dimenticano del bon ton e del modo di vestirsi a scuola offrendo uno spettacolo che non tiene affatto conto della morigeratezza dei costumi a scuola.
Si vedono, infatti, ragazzi che vanno a scuola in canotta e in bermuda (ed anche con infradito) come se dovessero andare al mare e ragazze con vestiti leggeri che spalle completamente scoperte, gonne molto corte e addirittura con scarpe tacco 12.
Questa foggia del vestire non è certamente consono all’ambiente scolastico e alcuni dirigenti scolastici (ma dovrebbero farlo tutti) hanno, giustamente, emanato delle circolari per invitare gli studenti a recarsi a scuola con un abbigliamento adatto al luogo e all’ambiente. Ovviamente ciò ha provocato rimostranze da parte degli studenti e dei genitori e questi ultimi hanno l’importante e delicato compito di richiamare i figli anche sull’abbigliamento da indossare per la scuola. In un ambiente scolastico ci si veste in maniera adeguata e la stessa cosa vale per tutti gli uffici e gli enti pubblici e privati.
La foggia del vestire cambia a seconda del luogo in cui ci troviamo e quindi non ci si può vestire in tenuta da spiaggia recandosi a scuola o anche sul posto di lavoro. Tali considerazioni, ovviamente, rientrano sempre in un discorso educativo perché la buona educazione ci insegna non solo come gli adolescenti e i giovani debbano comportarsi quando sono a scuola, ma anche quando indossano l’abbigliamento adatto per l’ambiente scolastico.
Si tratta di forme di rispetto e di decoro sia verso i docenti, sia verso i compagni di classe, sia verso l’istituzione scolastica che frequentano.
Mario Bocola
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