Perché i bambini danesi sono felici educati e gentili? La risposta è molto semplice: imparano fin da piccoli ad avere a che fare con l’empatia, materia che viene insegnata dalle scuole elementari rimanendo distanti da fenomeni di bullismo e da attacchi di ansia.
Il libro
A spiegare i benefici dell’abbraccio è la giornalista e psicologa americana Jessica Joelle Alexander nel suo libro “Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia”.
L’esperta fornisce nel suo testo spunti interessanti, utili per indirizzare i bambini verso una vita felice e serena.
A suo dire il modello scolastico ed educativo di molti Paesi è ormai ristagnante e non attuale rispetto a problemi attuali come il bullismo. Alcuni nomignoli e divieti hanno un peso negativo sulla crescita del bambino, mentre dichiara l’autrice, l’autostima, la consapevolezza e la felicità dipendono dallo star bene che incide quindi in misura maggiore rispetto ad un bel voto scolastico.
Per questo abbracciarsi è diventata un’attività svolta durante le lezioni scolastiche, perché aiuta ad aumentare l’empatia e la felicità in maniera semplice e senza rimanere lontani dalle altre attività.
L’ora della felicità è senza voti
Nell’ora di felicità non esistono lezioni né voti, né interrogazioni e competizione.
Tutto è incentrato tra abbracci e massaggi e a fine anno un test serve a capire in che misura la felicità ha invaso i ragazzi.
Se da una parte c’è chi pensa che l’abbraccio sia in grado di crescere persone più serene e felici, un’altra teoria che sta prendendo piede è quella del sonno.
A scuola come al lavoro cresce il fronte di chi pensa che un inizio soft possa portare benefici di vario tipo.
Il fautore di questa teoria è il britannico Paul Kelley, ex dirigente scolastico e noto ricercatore della scienza del sonno alla open University. Spostando l’inizio delle lezioni dalle 08:30 alle 10 ha riscontrato un aumento dei voti medi degli studenti del 19%.
Le aziende non possono far finta di nulla
Secondo Kelley le aziende e le scuole dovrebbero rivedere profondamente i propri programmi e la propria organizzazione. Non solo i ragazzi hanno diversi ritmi circadiani, anche la salute dei lavoratori può infatti uscire danneggiata se ne ignorano gli equilibri individuali.
Per questo, ribadisce il docente “i responsabili che vogliano dipendenti più contenti, produttivi e in salute dovrebbero spostare l’inizio delle attività di almeno un’ora per seguire in parte gli schemi di riposo delle persone”.
Un’elasticità che, in effetti in diversi casi ha cominciato a prendere piede ad esempio con lo smartworking.
Nel mondo occidentale gli adulti dormono in media 6,5 ore a notte nel corso della loro vita lavorativa, mentre la scienza ci dimostra che avremmo bisogno di almeno 8 ore.
Il libro
Nel suo libro, di cui parla anche il «Times» di Londra, Kelley raccoglie una serie di ricerche che indicano come una mancanza di sonno conduca con più facilità all’obesità, alle patologie mentali, al cancro e in definitiva a un rischio più elevato di morte prematura.
I risultati Identificano cinque tipi di persone: dal mattiniero che si sveglia da solo alle 5 del mattino a quello che se potesse si spingerebbe fino alle 4 del pomeriggio. In mezzo, tre diverse sfumature di “dormiglioni”.
Riducendo così la perdita di sonno nel complesso della popolazione con beneficio di quasi tutti e cinque gli identikit di persone individuati nel libro. “Per quattro di quei cinque tipi iniziare il lavoro alle 10 sarebbe meglio”.