Migliaia di docenti, in prevalenza precari, attendono da anni il riconoscimento dell’abilitazione all’insegnamento o della specializzazione su sostegno conseguite all’estero: secondo la Commissione europea l’Italia deve muoversi e concedere l’equipollenza dei titoli. Il monito giunge dal commissario Ue Thierry Breton che ha risposto in modo deciso all’interrogazione presentata da Lucia Vuolo, europarlamentare di Forza Italia.
Sollecitato sul tema dell’equipollenza, il commissario europeo ha scritto che “le autorità italiane devono garantire che la procedura per ottenere il riconoscimento” dei titoli di circa 7mila insegnanti dovrebbe essere “completata il prima possibile”.
“Il commissario ha risposto a me e agli oltre 7.000 docenti fermi a casa nonostante l’abilitazione all’insegnamento conseguita all’estero. Il mio obiettivo è affrontare e risolvere la faccenda una volta e per sempre. I cittadini italiani hanno il dovere di rispettare la normativa vigente, ma diventa assai complicato se le regole non sono puntuali sia nei tempi che nelle procedure”, ha commentato l’europarlamentare Vuolo.
Vuolo ha detto che dopo essere stata “Informata di quanto stesse accadendo, ha interrogato la Commissione. Poi, con un Governo politico in carica, lo scorso 29 novembre, ho interessato dei fatti il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Dopo 24 ore, il mio ufficio di Bruxelles aveva ricevuto una telefonata dal ministero dell’Istruzione avviando così un dialogo che porterà, ne sono certa, ad una risoluzione definitiva”.
Sulla vicenda del riconoscimento dei titoli abilitanti e specializzanti sul sostegno conseguiti all’estero, peraltro in cambio di spese e costi di trasporto e alloggio non indifferenti, va ricordato che tradizionalmente i tempi di risposta delle istituzioni italiane sono decisamente lunghi. Nel frattempo, per i diretti interessati il danno è notevole: in attesa di avere il sì definitivo sul titolo conseguito, infatti, il docente non si può ottenere il collocamento nelle graduatorie superiori e nemmeno la valutazione adeguata.
Nel frattempo, diversi precari italiani abilitati e specializzati all’estero, spesso in Paesi dell’Est, hanno tentato di accelerare i tempi rivolgendosi ai giudici, i quali sinora hanno espresso sentenze e risposte difformi.
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