C’è fermento per l’ordinanza che il ministro dell’Istruzione si appresta pubblicare per il sostanziale via libera agli aspiranti docenti con titoli di abilitazione e specializzazione presi all’estero (soprattutto Romania e Bulgaria), per il loro inserimento nelle Gps anche senza lo scioglimento della riserva da parte del Ministero: il testo è praticamente pronto e alle ore 19 di martedì 28 marzo sarà discusso con i sindacati, convocati d’urgenza (con appena un giorno di preavviso) dal ministero dell’Istruzione.
Il punto è che il cambio in corsa deciso dal team del professore Giuseppe Valditara va in direzione opposta rispetto a quanto previsto dall’OM 112 del 6 maggio scorso, nella passata legislatura, in base alla quale invece l’inserimento con riserva non avrebbe potuto dare titolo all’individuazione di avente titolo alla stipula del contratto.
Il “ripensamento” del dicastero bianco di Viale Trastevere ha mandato su tutte le furie tantissimi insegnanti abilitati e specializzati su sostegno in Italia attraverso le vie “canoniche”.
Anche le organizzazioni sindacali sono rimaste spiazzate. Alcune si sono schierate contro, altre a favore, altre ancora hanno pensato bene di rimanere in silenzio, in attesa che la situazione si delinei.
“Nel giro di 15 giorni – scrive criticamente la Flc-Cgil – siamo passati da un’informativa nella quale si ribadiva chi ha acquisito il titolo all’estero ed è in attesa di riconoscimento avrebbe potuto inserirsi nella 1 fascia delle GPS, ma senza accedere ai contratti a TD, a una modifica totale di questa previsione normativa, con una nuova Ordinanza di segno diametralmente opposto”.
Il sindacato guidato da Francesco Sinopoli, dopo aver tenuto a ricordare che “il costo di questo processo” di abilitazione all’insegnamento o specializzazione “si aggira spesso intorno agli 8-9 mila euro”, ha mosso dei dubbi anche sulle competenze dei “docenti che hanno acquisito un titolo di abilitazione o specializzazione nel sostegno all’estero”: parliamo di “Paesi in cui, parlando di inclusione e sostegno, esistono ancora le classi differenziali”, bacchetta la Flc-Cgil che quindi boccia la soluzione ancora di più perché “apre di fatto a un nuovo conflitto tra precari”.
Di tutt’altro avviso è invece l’Anief: Marcello Pacifico, il presidente, sostiene che “il problema non è continuare a punire chi ha conseguito il titolo all’estero ma sbloccare in Italia i corsi abilitanti e il limite all’accesso ai corsi di specializzazioni al TFA sostegno, fino ad oggi assolutamente inadeguati al fabbisogno, nonché l’assunzione in ruolo dei docenti già idonei, abilitati o specializzati nel nostro Paese, con il doppio canale e lo scorrimento e integrazione delle graduatorie”.
Pacifico conclude ricordando “che ci sono più di mille ordinanze commissariali disposte dal Tar Lazio dopo l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato”.
Ma cosa conterrà l’ordinanza che cambia tutto sui titoli presi all’estero? Praticamente, salvo improbabili cambi in dirittura d’arrivo, l’inserimento con riserva nelle Gps dovrebbe permettere agli aspiranti di potere accettare le supplenze annuali, ma c’è anche chi parla immissioni in ruolo (anche se al momento è una ipotesi che riguarderebbe solo i candidati inseriti nella prima fascia di sostegno).
L’apertura del ministero dell’Istruzione coinvolge tutti coloro che entro una data (al momento non nota) avessero sia conseguito il titolo all’estero che presentato la domanda di riconoscimento in Italia: parliamo di migliaia di precari. Il problema, rileva l’Ansa, è che la notizia “ha già fatto saltare su tutte le furie oltre 2.000 docenti specializzandi o specializzati che temono di vedersi scavalcati dal decreto che riconoscerebbe i titoli sul sostegno conseguiti all’estero”.
“Permettere a docenti di inserire con riserva nelle graduatorie provinciali per il sostegno di fare domanda per l’assegnazione degli incarichi annuali – hanno aggiunto i rappresentanti del comitato – significa pure consentire loro di partecipare all’assegnazione di posti di ruolo con la conseguenza che in Italia ci sarebbero centinaia di docenti stabilizzati il cui titolo non è mai stato ufficialmente e legalmente riconosciuto”.
Infine, chi ha studiato dentro i confini nazionali sostiene anche che “il titolo di specializzazione in Italia viene conseguito con merito e sacrifici: otto mesi di frequenza; dieci di insegnamento e nove laboratori con relativi esami; progetto e relazione finale di tirocinio e tesi finale”.
Il Comitato nazionale specializzato sul sostegno ha quindi inviato lettera alla premier Giorgia Meloni e al ministro Giuseppe Valditara chiedendo che l’ordinanza 112 del 6 maggio 2022 non venga modificata e che il ministero dell’Istruzione e del Merito “proceda alle opportune verifiche e ai controlli necessari per la valutazione e l’eventuale riconoscimento di tutti questi titoli conseguiti all’estero che continuano a proliferare negli anni”.
Ancora poche ore e sapremo se l’appello ha avuto o meno effetto sulle decisione finale del ministero dell’Istruzione.
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