I lettori ci scrivono

Abilitati in Romania chiedono giustizia

Siamo docenti e cittadini italiani, con laurea italiana, abilitati all’insegnamento nelle Università Statali in Romania, con percorsi regolari, costituiti sia da ore in aula che ore di tirocinio.

La nostra decisione di andare in Romania è stata avvalorata dal fatto che prima di noi altre persone sono partite per la Romania per inseguire un sogno, quello di diventare insegnanti, e con il nostro stesso percorso ci sono riusciti ed ora sono di ruolo.

Altro motivo, ancora più importante per cui siamo dovuti andare all’estero, è che in Italia non avevamo altre possibilità per abilitarci all’insegnamento, dato che gli ultimi tfa nel nostro paese sono stati banditi nel maggio 2014 e poi più nulla.

I documenti rilasciatici dal Ministero dell’istruzione e dalle Università statali rumene sono perfettamente conformi sia alla normativa italiana che a quella comunitaria, ed anche se la Romania rilascia due certificati diversi uno per coloro che frequentano il dppd, come abbiamo fatto noi, ed uno diverso per chi consegue laurea e dppd, come i Rumeni, il percorso è IDENTICO.

Il nostro è su laurea italiana, che viene riconosciuta in Romania, prima di farci accedere al percorso dppd. È possibile che la nostra laurea italiana non vale quanto una laurea rumena?

Anche per la Commissione Europea se le autorità italiane considerano gli italiani che hanno conseguito una formazione come insegnanti in un altro Stato membro dell’UE non qualificati per accedere direttamente alla professione stessa, dovrebbero comunque valutare le loro conoscenze e qualifiche acquisite.

Questa valutazione, dovrebbe consentire agli studenti italiani di partecipare, nella categoria pertinente, al concorso per accedere al “percorso FIT”. Infatti, secondo le informazioni contenute nella legge la possibilità di accedere a questa formazione non significa accedere direttamente alla professione.

La nostra richiesta è il RICONOSCIMENTO DEL TITOLO COMUNITARIO RUMENO, per ottenere ciò siamo disposti a fare ulteriore tirocinio in Italia o corsi riservati per gli abilitati all’estero, come misura compensativa.

Abbiamo sostenuto il concorso 2018 perché ammessi da bando con riserva, in attesa di riconoscimento ed ora siamo nelle graduatorie di merito regionali, senza poter accedere al fit. Fateci fare una misura compensativa, non ci lasciate in questa situazione e riconosceteci il Titolo. Siamo ITALIANI, abbiamo fatto tantissimi sacrifici ed ora? Che fine faremo?

Lettera firmata

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