Le organizzazioni sindacali della scuola, con in testa i confederali, fanno quadrato attorno all’iniziativa del Miip (Movimento interregionale insegnanti precari) e delle Associazioni dei precari di Catania e Milano che il 14 dicembre, nella sala stampa della Camera dei Deputati, hanno consegnato oltre 24 mila firme in difesa del diritto e della qualità della scuola pubblica. Alla consegna delle firme raccolte erano presenti diversi politici appartenenti all’opposizione: tra questi Titti De Simone (Prc) che ha sottolineato "la condizione di isolamento in cui si trovano i precari ed ha dichiarato la responsabilità delle forze politiche di Governo fa proprie le istanze della petizione". Alba Sasso (Ds) ha ricordato come "la riforma Moratti e le finanziarie degli ultimi anni, non investendo nella scuola pubblica, portano avanti un progetto politico che mira alla privatizzazione ed alla precarizzazione". Piera Capitelli (Ds) ha dichiarato che "il suo partito sosterrà le richieste, più che giuste, degli insegnanti precari".
Dai i sindacati sono giunte in gran numero dichiarazioni di sostegno alla petizione: in testa ai sostenitori i segretari nazionali dei principali sindacati italiani, preoccupati sia per la mancata attivazione delle procedure per l’acquisizione dell’abilitazione dei docenti che ne sono sprovvisti che per l’assenza, a tutt’oggi, del piano pluriennale per le nomine in ruolo di tutto il personale precario.
"Oggi i precari docenti ed Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari) – ha detto Enrico Panini, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil – sono ridotti nelle peggiori condizioni di lavoro e non hanno alcuna prospettiva per un lavoro sicuro se non cambierà radicalmente la situazione". Secondo le stime della Cgil sarebbero oltre 200.000 i precari stabili della scuola: "a loro è negato anche il diritto ad avere un futuro – prosegue Panini – perché il Governo si rifiuta di dare attuazione ad una legge del giugno scorso (la 143 del 4-6-2004) che prevede la copertura di tutti i posti liberi. Riteniamo prioritaria una battaglia a tutto campo per ridurre il precariato, per aprire le immissioni in ruolo, per dare stabilità alle classi ed ai lavoratori. Dopo il grande sciopero del 15 novembre – conclude il leader del primo sindacato della scuola – gennaio dovrà essere un mese caratterizzato da un impegno straordinario dei sindacati contro lo sfruttamento del lavoro precario".
Dello stesso tenero l’appello della Uil scuola, che attraverso il suo segretario nazionale Massimo Di Menna "riconferma e ribadisce le proprie rivendicazioni in favore di questo personale, che contribuisce a garantire il funzionamento e la qualità della scuola pubblica e per il quale non è più rinviabile il riconoscimento alla stabilizzazione del rapporto di lavoro". Nel dare il suo sostegno alla petizione, la Cisl scuola, attraverso le parole del suo segretario generale Francesco Scrima, mette invece in risalto il carattere di unitarietà dell’iniziativa: "queste rivendicazioni – dice Scrima – sono da sempre patrimonio dell’impegno confederale e hanno costituito parte essenziale della mobilitazione in atto e dello sciopero generale della scuola dello scorso 15 novembre".
Più dettagliate le critiche al Governo, invece, da parte dell’associazione sindacale Gilda degli insegnanti. "La cancellazione degli istituti tecnici e il passaggio dei professionali alle Regioni – spiega Alessandro Ameli, coordinatore nazionale della Gilda – non risolverà i problemi collegati alla gestione del personale e alle connesse esigenze economiche di copertura dei costi. Ci saranno trasferimenti a monte dei finanziamenti per il personale oppure le Regioni attiveranno ulteriori tasse a carico dei cittadini per pagare i docenti trasferiti? Quale sarà il destino di decine di migliaia di precari delle graduatorie permanenti che appare sospeso nella più assoluta indeterminatezza?".
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