Sui docenti di sostegno e i precari in attesa di abilitazione collocati nella seconda fascia Gps “abbiamo superato la soglia di emergenza. Ce lo dicono i numeri: in Italia quasi 90.000 docenti occupano una cattedra di sostegno senza avere la specializzazione: dobbiamo attivare i TFA sostegno in maniera ordinaria ed organica, serve un sistema permanente che consenta agli insegnanti di poter accedere a percorsi di Tirocinio formativo attivo”. Come occorre abilitare chi è precario da tanti anni. Il Ministero prenda in mano la situazione. A dirlo alla Tecnica della Scuola è Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola.
In effetti, nelle regioni del Nord, dove c’è moltissimo bisogno di specializzare, le Università hanno organizzato corsi per pochissimi insegnanti. Mentre il grosso delle specializzazioni è stato realizzato e preso in carico da Università dove però la domanda e le necessità di sostegno è piuttosto bassa.
Tutto questo, ha detto la sindacalista Cisl Scuola, ci conferma che “c’è un bisogno in una fase transitoria, di una grande operazione che possa essere gestita dal Ministero, anziché” come avviene oggi “dalle Università. Perché è un bisogno della scuola: invece di fare la scuola di alta formazione, perché non convertiamo una struttura che possa rispondere ad esempio a tutti i bisogni legati all’acquisizione delle specializzazioni sul sostegno e delle abilitazioni? Perché l’altro tema, l’altra faccia della medaglia, è anche come fare per abilitare insegnanti che sono in seconda fascia GPS: ce ne sono tantissimi. Dobbiamo interrogarci su come abilitarli per metterli in classe in maniera qualificata”.
Sono ormai tre anni che decine di migliaia di docenti precari hanno aderito al bando che avrebbe dovuto abilitarli: quei corsi non sono mai partiti.
Secondo la leader del sindacato Confederale, “il ministero dell’Istruzione e del Merito deve prendere in mano la situazione e governarla da dentro, non pensare che sia all’Università di occuparsene”.
“Anche perché – continua Barbacci – abbiamo assistito negli ultimi anni, tornando al sostegno, a corsi universitari organizzati in maniera paradossale”.
La segretaria generale Cisl Scuola ha quindi ricordato che “la formazione iniziale è quella che garantisce ai ragazzi che escono dall’Università di scegliere anche la carriera scolastica: è un tema importantissimo: noi siamo molto attenti anche a questo, perché abbiamo bisogno di forze nuove in termini di nuove generazioni che entrano nella scuola. è evidente che è un tema che impatta fortemente con la capacità formativa delle Università e su come organizzare i 60 Cfu”.
Su questi punti, ricorda Barbacci, “è in atto un’interlocuzione con il Ministero: sappiamo che ci sono delle difficoltà pratiche organizzative però questo è scritto in una legge, quindi nel giro di qualche settimana dovremmo avere contezza di questo testo che era stato annunciato da qualche mese e non ha mai visto la luce. Dobbiamo capire anche come riuscire a dare questa risposta ai giovani che durante il percorso di studi dovrebbero indirizzare il proprio piano di studi verso l’insegnamento, piuttosto che verso altre dimensioni professionali”.
Il decreto attuativo della Legge 79/22 sulla nuova formazione dei docenti, con tanto di requisiti e titoli da conseguire, doveva essere pubblicato entro il 31 luglio scorso, ma ancora non vi è traccia di quel documento.
“È un tema – continua la sindacalista – che è rimasto parcheggiato, appoggiato lì, in attesa di vedere la luce dopo che magari il Pnrr prenda il via: è però un’urgenza, sulla quale dobbiamo tutti riportare la nostra attenzione e saremo noi i primi a sollecitare il Ministero a dare delle risposte. Siamo all’ultima stazione da cui potere ripartire, per dare un segnale nuovo rispetto al passato”.
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