Negli scorsi giorni, precisamente lo scorso 25 settembre, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DPCM 60 Cfu, che regola il funzionamento dei nuovi percorsi abilitanti per i docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado.
Non sono mancate le polemiche: in molti hanno iniziato a criticare il provvedimento, che comporta dei grossi costi per i candidati. Dal Dpcm si legge che i costi massimi a carico dei partecipanti variano:
In questi giorni è andato virale un post su Facebook, condiviso da più di diecimila utenti, scritto da una studentessa universitaria che si è lamentata del fatto che, per insegnare, oggi sono richiesti più titoli e più prove da superare. La giovane ha anche attaccato le persone adulte che spesso denigrano i giovani, nonostante oggi ci sia più selezione e competizione, a suo avviso, nel mondo del lavoro.
Ecco le sue parole, intrise di sarcasmo: “Insegnare nel 2000: diploma magistrale. Insegnare nel 2024: doppia laurea, colmare eventuali cfu mancanti, percorso di 60 cfu di cui 15 di tirocinio diretto e prova finale con lezione simulata, inventare nuovo metodo didattico e, siccome è ancora poco, è richiesta una doppia capriola con il salto in lungo davanti al Ministro Valditara. Insomma, per dire. Quando qualche generazione che adesso non nominerò si lamenterà del fatto che ‘i giovani di oggi non vogliono fare nulla’.. Carissimi, voi con la terza media diventavate manager. Oggi non basta nemmeno più la laurea”.
Non sono mancate le reazioni e i commenti. Eccone alcuni:
“Andrà sempre meglio se le uniche persone a potersi permettere di arrivare ad insegnare sono borghesi”
“È giusto che ad insegnare sia gente preparata”
“Ingiustizia senza pari”
“Puoi diventare anche tu manager, con la quinta elementare, pensa. Il problema è proprio questo: oggi che con due lauree una persona su due è analfabeta funzionale (e questo post lo dimostra), prima con un diploma magistrale e dopo aver frequentato elementari e medie come si doveva, avevi più educazione e conoscenza di qualunque genere di plurilaureato feticista delle competenze di oggi”.
“E intanto si immettono dentro persone che non glie ne frega nulla di insegnare, ma guardano solamente ai benefici delle ore settimanali, le vacanze e il posto fisso”.
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