Sembra che il nuovo sistema di reclutamento dei docenti stia, finalmente, dopo mesi di ritardo, per partire. Come riporta IlSole24Ore, la situazione pare essersi sbloccata recentemente.
Un primo tassello è arrivato giovedì scorso con l’approvazione del decreto Pa-bis che consentirà nei primi due anni di ottenere fino metà dei Cfu online. il secondo è atteso nei prossimi giorni quando è atteso a Palazzo Chigi il Dpcm che disciplina chi, quando e come dovrà organizzare i nuovi corsi per gli aspiranti docenti.
Il Governo si sarebbe posto l’obiettivo di far partire i corsi di formazione per gli aspiranti docenti entro ottobre, anche se si tratta praticamente di una corsa contro il tempo. Il testo del provvedimento attuativo è stato inviato negli scorsi giorni al Cspi e al Cun per i pareri di rito.
Stando alla scaletta contenuta all’interno della bozza, entro dieci giorni dalla pubblicazione del Dpcm dovranno arrivare le linee guida dell’Agenzia Anvur per l’accreditamento dei centri di formazione (istituzioni universitarie e Afam anche d’intesa tra loro).
Poi toccherà agli atenei presentare le loro candidature su cui, entro altri dieci giorni, si pronuncerà il ministero dell’Università (Mur). Nei successivi 40 sarà poi compito dell’Anvur esprimere il suo parere ai fini dell’accreditamento che durerà almeno cinque anni.
Potranno iscriversi ai corsi e cercare di ottenere i 60 Cfu i laureati magistrali, gli iscritti a un corso magistrale
o a ciclo unico (purché, in quest’ultimo caso, abbiano già sostenuto esami pari a 180 crediti). Negli allegati al Dpcm si specifica in quali materie occorre formarsi.
Ottenuti i crediti si dovrà superare una prova finale che consiste in uno scritto, sotto forma di sintetica analisi critica di episodi, casi, situazioni e problematiche verificatisi durante il tirocinio svolto, e in una lezione simulata di 45 minuti in cui si progetta un’attività didattica innovativa. Il percorso si supera con 7/10 in entrambe le prove.
Il Dpcm e gli allegati prevedono anche i casi in cui occorra conseguire 30 Cfu o 36 Cfu. Nella prima ipotesi rientrano due casistiche: i precari con tre anni di supplenza che hanno superato il concorso a cattedra ma non sono abilitati (per loro, ad esempio, le discipline di area pedagogica valgono massimo quattro Cfu) e coloro che, fino al 31 dicembre 2024, possono partecipare alla selezione avendo fatto 30 Cfu.
In quest’ultimo caso, gli allegati al Dpcm chiariscono sia il contenuto dei 30 necessari a partecipare alla selezione sia dei restanti utili a completare il percorso abilitante e partecipare alla prova finale. L’altra fattispecie citata, anche qui fino alla data del 31 dicembre 2024, riguarda chi è in possesso dei 24 Cfu vecchio ordinamento, e deve quindi ora completarli con i restanti 36.
I costi per arrivare a 60 Cfu sono fissati in 2.500 euro per gli studenti iscritti e per chi ha già i precedenti 24 Cfu si scende a 2mila euro. Per evitare di creare nuove sacche di precariato “abilitato” si prevede che il ministero dell’Istruzione e del Merito programmi il fabbisogno di docenti per i tre anni scolastici successivi, e lo comunichi al
Mur in modo che quest’ultimo individui il “livello sostenibile” di attivazione dei percorsi di formazione iniziale. In caso di overbooking potrebbe scattare il numero chiuso locale.
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