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Abilitazione insegnamento 60 Cfu, per fare un corso servono 3.000 euro: “pizzo di Stato” alle Università che s’arricchiscono, il M5s denuncia

Nessuna buona nuova per tanti candidati non abbienti che hanno intenzione di diventare insegnante: i corsi di abilitazione all’insegnamento, con 60 Cfu, ma anche di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità, continueranno ad essere forniti per tutti a pagamento, con circa 3.000 euro chiesti per ogni titolo conseguito, prescindendo dalla situazione socio-economica del candidato.

La conferma è arrivata dalla Camera, dove il 25 settembre il Movimento 5 Stelle ha chiesto con un ordine del giorno di introdurre i corsi abilitanti in modalità gratuita, senza però avere alcun appoggio dai partiti del Centro-Destra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) che da quasi due anni governano il Paese.

“La maggioranza – ha tenuto a dire Antonio Caso, capogruppo M5s in Commissione Cultura – ha bocciato un nostro ordine del giorno sui ‘percorsi abilitanti’ per l’insegnamento, che chiedeva l’introduzione di forme di gratuità e agevolazioni economiche per garantire l’accesso ai nuovi percorsi anche a chi proviene da condizioni economiche precarie”.

Secondo l’on. Caso si trattava di “una misura di buon senso, che avrebbe reso questi percorsi accessibili a tutti, ma che è stata respinta: questa bocciatura non fa che alimentare un sistema che somiglia sempre di più a un pizzo di Stato, enormi guadagni alle università telematiche, che incasseranno milioni da chi vuole diventare insegnante”.

Il deputato “grillino” non sembra avere dubbi: la bocciatura odierna dell’ordine del giorno dei pentastellati rappresenta “l’ennesimo favore ad una lobby, tanto cara a Governo e maggioranza, a discapito di chi sogna di insegnare ma non può permetterselo”.

Alessandro Giuliani

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