La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è intervenuta al Meeting di Rimini, in corso in questi giorni fino a domenica 25 agosto. In questa occasione ha discusso di Ius Scholae e di formazione iniziale dei docenti.
“Sono assolutamente convinta che come tutti i temi che non appartengono al programma di governo, ma che hanno un significato per la nostra comunità e per il nostro Paese potrà essere discusso all’interno delle forze di maggioranza, perché per essere ascoltati bisogna anche ascoltare”, queste le sue parole, riportate dall’Agenzia Dire al sito www.dire.it.
“Noi – ha proseguito l’esponente del governo – abbiamo tanto ascoltato e quindi adesso siamo felici di poter essere ascoltati su un tema che per noi è sempre stato cruciale. In un mondo che cambia ogni minuto, ogni secondo, non più ogni giorno, e in una civiltà e una comunità sempre più composite è importante ragionare in termini di futuro e non di passato. E questa è l’idea dello Ius scholae, che la cittadinanza dipenda da ideali, valori, cultura comune e non da altri fattori che nulla hanno a che vedere con la comunione di intenti e di ideali”.
Poi, sulla formazione iniziale dei docenti erogata dagli atenei: “Tutti noi siamo una fabbrica che produce futuro: questa è la formazione, un hub che produce futuro. Paradossalmente per molti anni il futuro più incerto è stato proprio quello dei formatori, che generosamente hanno formato non avendo certezza del proprio futuro”.
“Ho da poco compiuto 59 anni – ha poi ricordato Bernini – e appartengo a una generazione che è stata formata da insegnanti precari che, però, non hanno fatto pesare su di noi il loro precariato ma hanno fatto quello che potevano, il meglio di quello che potevano”.
“Ma – ha affermato la ministra dell’Università e della Ricerca – è arrivato il momento restitutivo, ovvero è arrivato il momento di dare a questo sforzo, a questo slancio, a questa generosità una struttura legislativa e normativa e una connessione tra il ministero dell’Istruzione e del Merito e il ministero dell’Università e della Ricerca”.
“Questo – ha concluso Anna Maria Bernini– deve avvenire proprio attraverso la formazione dei formatori, che non è estemporanea. Anche l’Università deve imparare come formare i formatori. Dovremo fare un protocollo, e lo stiamo facendo proprio con il Mim, che stabilisca in che modo i formatori devono essere formati in maniera innovativa, in un mondo che cambia ogni secondo, in un mondo in cui la tecnologia deve essere messa al servizio della persona, non deve dominarla”.
Ai lettori della Tecnica della Scuola vogliamo chiedere se sono d’accordo o meno sulla proposta di Forza Italia. Secondo voi sarebbe corretto e giusto estendere la cittadinanza italiana agli studenti che hanno completato un ciclo di studi in Italia?
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