Continua far discutere l’approvazione dell’emendamento al decreto 75, il cosiddetto dl PA bis atteso nell’Aula della Camera lunedì 31 luglio, che apre ai corsi di abilitazione all’insegnamento del personale precario della scuola mettendo sullo stesso piano il servizio prestato presso gli istituti statali e quelli paritari: per accedere ai corsi abilitanti agevolati basteranno tre anni di supplenze svolte anche nelle scuole paritarie. Le annualità potranno essere state espletate anche in modo non continuativo, e comunque necessariamente nell’ultimo quinquennio. In generale, l’emendamento approvato introduce percorsi abilitanti pari a 30 CFU per i precari che insegnano nella scuola statale e nella paritaria, facendo cadere le distinzioni tra i servizio svolti in base ai tipi di scuola dove si è prestato servizio.
Il provvedimento, che deve comunque ancora incassare il sì delle due Aule del Parlamento, è stato subito contestato dalla Flc-Cgil: “I percorsi semplificati – ha scritto il sindacato guidato da Gianna Fracassi – sono lo strumento che il datore di lavoro “Stato” ha a disposizione per dare riconoscimento ai docenti che prestano l’attività professionale all’interno delle scuole statali e si colloca nell’insieme delle disposizioni dirette a superare il precariato storico della scuola italiana. Riteniamo sbagliato e ingiusto mettere sullo stesso piano un’esperienza professionale che ha seguito le rigorose regole di selezione e reclutamento della scuola statale e quella che ha seguito altri criteri di accesso, spesso discrezionali del datore di lavoro privato”.
Dopo aver ricordato che esistono “molteplici contratti utilizzati ed alcune particolari forme di lavoro”, la Flc-Cgil giunge alla conclusione che “questo emendamento introduce disparità tra lavoratori ed appare assolutamente ideologico”.
Il Governo non sembra però tornare sui suoi passi. E nemmeno il ministro dell’Istruzione e del Merito: dopo avere detto, nei giorni scorsi, che “la scuola è una ricchezza per tutti, che sia statale o paritaria” negando l’attuazione di “percorsi di serie A e serie B”, il 30 luglio il professore Giuseppe Valditara ha deciso anche di scrivere agli insegnanti delle scuole paritarie ricordando con fierezza loro che il loro servizio prestato viene equiparato quello prestato nelle scuole statali, ai fini specifici dell’abilitazione, e assicurando i finanziamenti di 20 milioni di euro per il 2023 e 110 milioni di euro dal 2024 (di cui 70 per le esigenze degli alunni con disabilità).
L’impressione è che la norma verrà approvata. Significativo, in tal senso, sono le parole del leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, tra i promotori dell’emendamento, per il quale la sua approvazione “è un ulteriore segnale importante di un lavoro coeso e condiviso, in dialogo con il ministro Valditara, per rafforzare il principio della parità scolastica”.
A suor Anna Monia Alfieri, Cavaliere al merito della Repubblica e paladina proprio delle scuole paritarie, non è piaciuta la posizione della Cgil.
“Quando penso ai sindacati – ha detto all’Adnkronos -, mi ritorna alla mente quando a scuola ho studiato la Rivoluzione industriale, la conseguente questione operaia e il nascere delle prime organizzazioni a tutela dei lavoratori. Ho sempre avuto l’idea che i sindacati debbano difendere i lavoratori. Questa mia idea, forse un pochino idealista e idealizzante, si scontra amaramente con le evidenze odierne. Mi riferisco alle critiche mosse all’emendamento Abilitazione docenti per le paritarie e mi chiedo come possa un sindacato criticare un provvedimento che pone fine al precariato di 15.000 lavoratori della scuola. Precari che non solo non sono difesi ma per i quali il sindacato non esulta alla notizia della fine del loro status di precari”.
Quello che sta per essere approvato, ha concluso suor Monia Alfieri, “è un provvedimento che pone fine a una duplice discriminazione nei confronti dei lavoratori delle scuole paritarie. I grandi risultati si raggiungono solo quando società, politica e mondo associativo dialogano senza difendere interessi di parte o meschine rivendicazioni. Forse che i 15.000 mila precari, ormai ex precari, non sono tesserati al sindacato? Invito allora quelli che ormai sono divenuti ex precari a fare la tessera”, ha concluso.
Non tutti i sindacati hanno però criticato l’emendamento che mette sullo stesso piano servizio nelle paritarie e nella scuola statale. Alcune organizzazioni, anzi, lo avallano.
“È un obiettivo che la Cisl Scuola insegue da anni – ha dichiarato la segretaria generale Ivana Barbacci – e oggi possiamo dire di averlo raggiunto. Un’azione di pressing condotta più volte con tutte le forze politiche e con Governi diversi ha finalmente incontrato la necessaria disponibilità a convergere su un risultato da tempo atteso”.
“Si tratterà di stabilire un ordine di accesso – ha continuato Barbacci – ma da oggi potersi abilitare attraverso percorsi formativi diventa finalmente un’opportunità concreta e reale, consentendo ai precari della statale di migliorare la posizione nelle graduatorie e ai docenti della paritaria di poter essere stabilizzati”.
Anche Marcello Pacifico, il leader dell’Anief, ha apprezzato la decisione del Parlamento di equiparare il servizio svolto nella scuola paritaria a quello condotto nella statale.
L’emendamento approvato in commissione Lavoro alla Camera “rappresenta – ha detto – la risposta ad un tema posto dall’Anief in Parlamento e nei Tribunali da alcuni anni: riguarda la discriminazione di chi ha lavorato nel sistema nazionale di istruzione e l’irragionevolezza di non considerare valido un servizio comunque valutabile ai fini dell’accesso ai ruoli dalle attuali graduatorie ad esaurimento”.
“Si attende il provvedimento specifico che sani una palese ingiustizia”, ha chiosato il sindacalista a capo dell’Anief.
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