Fanno già discutere le proposte sulla scuola emerse dalla “tre giorni” organizzata da Matteo Renzi con l’obiettivo di “svecchiare” non solo la dirigenza del maggior partito di opposizione ma anche le idee su cui confrontarsi e lavorare.
Sono cento in tutto le idee uscite dalla stazione della “Leopolda” (così si chiama la struttura dove si è svolto l’evento), una mezza dozzina riguarda il mondo della formazione.
La più discussa sarà certamente quella che prevede l’ abolizione del “valore legale” del titolo di studio che fu già cavallo di battaglia del Ministro Moratti ma che non venne mai trasformata in norma anche per contrasti interni alla maggioranza di allora.
Sull’idea n. 83 (“restituire prestigio e reddito agli insegnanti capaci”) il consenso potrebbe anche essere generale, ma la spiegazione che ne dà Renzi non mancherà di creare parecchi distinguo: “E’ necessario rivedere radicalmente le modalità di reclutamento e di retribuzione degli insegnanti, sulla base di criteri legati alla competenza e al merito”.
Sulla didattica c’è una idea forte: portare l’insegnamento dell’inglese ad almeno 5 ore settimanali in tutte le classi a partire dalla scuole elementari.
“È interesse del Paese – si legge nel documento conclusivo – che la padronanza dell’inglese sia diffusa, visto che la gran parte della letteratura scientifica, del commercio internazionale, dei prodotti multimediali parlano con quella lingua”.
E c’è anche un’idea chiara su cosa tagliare: “Bisogna eliminare la formazione che serve solo ai formatori professionale che vivono solo per mantenere in vita le organizzazioni che organizzano i corsi senza nessun beneficio pubblico”.
Il riferimento alla formazione professionale è insomma più che evidente.
E, per concludere, non poteva mancare un accenno alle tecnologie e agli e-book che – secondo Renzi – dovrebbero essere estesi anche alle discipline scolastiche.
Adesso si attendono le reazioni e le inevitabili polemiche.
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