I lettori ci scrivono

Abolire l’esame di Stato: è una farsa!

Piccola lezioncina di antropologia storica. L’Esame di Stato, come qualunque esame in qualunque ambito o livello, ha sempre avuto una componente, variamente quantificabile, di aleatorietà, dovuta a una serie di fattori: contesto ambientale, qualità etica e professionale degli esaminatori, eccetera. Tanto più che siamo in Italia, e le cose, tutte le cose, le facciamo “all’italiana”, con quella grossa dose di furbizia e di trucchetti e di pastette che rendono così speciale il nostro carattere nazionale, o “genio italico” (e sarà di destra finché volete, ma la vecchia diagnosi prezzoliniana sul Paese dei furbi e dei fessi non è così peregrina).

Ma l’Esame di questo anno di grazia 2019, a nostro modesto parere, ha decisamente superato la soglia, è oggettivamente INATTENDIBILE per una serie di ragioni che cercheremo di esplicitare, anche raccogliendo varie indicazioni che ci pervengono da molte scuole del Regno.

1) Veniamo da parecchi anni in cui l’autonomia delle istituzioni scolastiche si è tradotta in una corsa al ribasso: le scuole fanno a gara ad attirare i “clienti” con voti dopati, promozioni facili, appariscenti proliferazioni di “offerte formative” dietro cui c’è il vuoto, o la crescente trascuratezza dell’effettivo lavoro didattico in classe. I NUMERI SONO FASULLI!

2) In questo scenario di degrado progressivo della reale qualità didattica arriva come una ciliegina sulla torta questa modalità abborracciata di Esame di Stato, in cui pesa molto di più il “credito scolastico” accumulato nel triennio (e che appiattisce brutalmente le differenze di preparazione), a spese soprattutto del colloquio, sul quale a sua volta pesa l’essere spezzettato in diverse voci (un’improvvisata e spesso elementare Cittadinanza e Costituzione, una relazione sulle esperienze di Alternanza Scuola/Lavoro spesso imbarazzante per pochezza di rielaborazione personale, la grottesca commedia delle buste che il candidato deve pescare per partire). Un esame, oltretutto, in cui gioca la reciproca complicità di esaminatori ed esaminandi, entrambi impreparati ad affrontarlo, e quindi ben disposti a una sanatoria generale.

3) Incide negativamente anche l’obsolescenza (statisticamente oggettiva) del corpo docente, “vecchio dentro” prima ancora che sulla carta d’identità, sempre più demotivato, sempre più attento solo ad evitare ricorsi e grane: quindi tendente ad assecondare quella corsa al ribasso di cui sopra. Un corpo docente stordito e demoralizzato da anni in cui sempre più la scuola è stata gestita come “cosa nostra” dai dirigenti.

4) Forse, ma qui il discorso si fa inutilmente generale, un peso ce l’ha anche lo “spirito pubblico” di questa Italia in cui il merito e la competenza culturale contano sempre meno, in cui emergono nuove forme di socializzazione e di discorso pubblico in cui quel che conta è la quantità di ascoltatori, non la qualità di ciò che si dice. Non diciamo “populismo” solo perché è una parola vuota, come tutte le parole desemantizzate dalla loro inflazione.

Non so, forse ci sarebbero altri fattori da prendere in considerazione. Ma già questi che abbiamo, in modo molto sommario, elencato, bastano e avanzano, per farci avanzare il seguente appello e la seguente proposta.

APPELLO

ai genitori (sempre più preoccupati solo di un buon voto finale, raccapezzato in un modo o nell’altro), ai ragazzi (che rischiano di introiettare il messaggio che impegnarsi o non impegnarsi è lo stesso), ai docenti universitari (che si lamentano, e giustamente!, che arrivano ragazzi sempre più impreparati e sempre meno padroni della logica e della lingua italiana), tenete nel giusto conto – cioè nessuno – delle valutazioni dopate delle scuole secondarie superiori.

PROPOSTA

ai legislatori: superate i vecchi schemi, le vecchie ideologie, e prendete in seria considerazione l’ipotesi di abolire una volta per tutte questo Esame di Stato progressivamente svuotato di senso e di attendibilità. Uno scrutinio finale, e via (le selezioni autentiche avverranno, più seriamente, in altra sede): oltretutto, un discreto risparmio per le casse dello Stato!

 

Rodrigo Catalani

 

 

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