I lettori ci scrivono

Abolire l’insegnamento della religione cattolica? Non è possibile

Cari amici e colleghi,

In merito ad alcune dichiarazione rilasciate da esponenti politici per quanto riguarda l’abolizione dell’insegnamento della Religione Cattolica a scuola, ho pensato che fosse necessario chiarire alcuni punti che ritengo fondamentali.

Innanzitutto mi sembra corretto sottolineare che una delle agenzie educative più importanti come la scuola deve rimanere pubblica, laica (non atea o laicista), cioè aperta a tutte le confessioni (art. 8) senza nessuna distinzione neanche di carattere religioso (articoli 2 e 3 della Costituzione italiana). La presenza dell’I.R.C. a scuola è prevista dall’art. 7 della Costituzione e dalle varie sentenze costituzionali come la n. 203/89, la n. 13/91 e la n. 290 del 1992, grazie alle quali possiamo comprendere come l‘Irc rientra nelle finalità della scuola e insieme alle altre discipline concorre “alla valorizzazione e alla crescita della persona umana” Legge 53 del 2003.

Inoltre, desideravo ricordare che l’Irc nella scuola italiana è presente per motivi storici e culturali Legge 25/3/85, n. 121. Infatti, possiamo affermare che la nostra società è impregnata di tradizioni ed elementi culturali che fanno espressamente riferimento alla cultura cattolica (9. 2) altrimenti dovremmo cancellare parte della nostra storia come la storia dell’arte, i musei, vie, piazze, gran parte della letteratura italiana vedi il Manzoni, i trecentisti, pittori, poeti e artisti che hanno dato lustro al nostro Paese.

Inoltre, volevo ricordare come i contenuti didattici che riguardano la cultura italiana che fanno riferimento al cattolicesimo si riflettono nella dimensione religiosa dell’alunno che in questo caso accrescerà sempre di più le sue conoscenze e il proprio bagaglio culturale.

Comprendo perfettamente il periodo storico che stiamo attraversando, in un momento elettorale dove i politici attraverso i vari spot cercano di accattivarsi una parte dell’elettorato che a breve andrà a votare, ma, a mio modesto parere, la politica deve dare le giuste informazioni, è una corretta conoscenza, infatti, a rendere l’uomo veramente libero. Negare la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra cultura significa in un certo qual senso negare le nostre radici. Un altro elemento che vorrei chiarire è che l’Irc dopo il 1984 è facoltativo per le famiglie (non opzionale o aggiuntivo) allo scopo di tutelare la libertà di coscienza e la responsabilità educativa delle famiglie, valori che vengono sanciti dalla nostra Costituzione italiana (artt. 2, 3, 9, 30 e 33), ma non lo è per lo Stato. Secondo la sentenza costituzionale n. 203/89 lo Stato italiano, infatti, è obbligato ad assicurare tale insegnamento nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.

Inoltre, per quanto riguarda il numero degli avvalentesi in Italia, desideravo ricordare che circa l’89% delle famiglie italiane scelgono liberamente di avvalersi di tale insegnamento perché ritengono che tale disciplina sia di fondamentale importanza per l’aspetto educativo e formativo dei nostri ragazzi.

A mio parere, sarebbe opportuno che la politica si occupasse dei problemi reali che il nostro Paese sta attraversando, come quello della sanità, della sicurezza, degli anziani e soprattutto del tema della disoccupazione che è in continuo aumento tra i giovani e che porta ad una destabilizzazione di molte famiglie.

A questo punto diventa necessario dare una stabilità al nuovo governo in modo tale che possa il nostro Paese giocare un ruolo importante all’interno della comunità europea.

In questo scenario sarebbe bene rispettare il serio lavoro di migliaia di docenti della scuola italiana che da anni lavorano con impegno e passione in questa grande agenzia educativa che è la scuola e che hanno bisogno di una stabilizzazione della propria posizione.

Carmelo Mirisola

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