L’intervento del Ministero della Cultura introduce il sistema di classificazione: i film potranno essere vietati ai minori ma non è più previsto il divieto assoluto di proiezione in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche.
Lunedì 5 aprile il ministro Dario Franceschini ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione generale Cinema del Ministero della Cultura, con il compito di verificare la corretta classificazione delle pellicole cinematografiche da parte degli operatori del settore.
Come riferisce l’Ansa (che tra l’altro traccia anche una breve storia della censura cinematografica in Italia – a partire da un Regio decreto del 1914 – che in certi periodi ha pure svolto un ruolo di “severo controllo politico e sociale”), la suddetta commissione, che nella sua composizione attuale resterà in carica per tre anni, è presieduta dal presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, e ne fanno parte quarantanove componenti che sono stati scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali.
Il decreto attuativo fa seguito alla cosiddetta “Legge cinema” del 2016, istituendo appunto una nuova commissione per classificare le opere cinematografiche, la quale potrà al massimo vietare la visione di certi film sino ai minori di 18 anni.
Su “Ansa.it” leggiamo pure che “per rendere più comprensibile la classificazione i materiali pubblicitari avranno icone indicanti la eventuale presenza dei contenuti ritenuti sensibili per la tutela dei minori, tra i quali violenza, sesso, uso di armi o turpiloquio”.
E’ previsto che da ora in poi i film destinati alle sale cinematografiche siano divisi in quattro categorie: quelli adatti a ogni tipo di pubblico, quelli non adatti ai minori di 6 anni (e quindi presumibilmente vietati nelle sale per questa fascia dell’infanzia, n.d.R.) o vietati ai minori di 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore è consentito vederli) e 18 anni (ma a 16 anni compiuti e con un genitore presente si è autorizzati a poterli vederli). L’articolo dell’Ansa precisa che “per le piattaforme vale il sistema del parental control (e dunque è demandata alla famiglia la responsabilità)”.
Come spiegato anche in un articolo pubblicato sul sito “ilpost.it”, in base alle nuove regole a proporre la categoria ritenuta più adeguata per ogni film saranno direttamente i loro produttori e solo a quel punto la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche potrà (avendo a disposizione un massimo di 20 giorni) confermare la categoria o proporne una diversa.
Ma non potrà più, come in teoria era possibile fino ad ora (in realtà la censura cinematografica, un tempo usata spesso e per vari motivi, non veniva applicata da diversi anni), non consentire la proiezione di film nei cinema o imporre modifiche o tagli a determinate scene.
“Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti“, ha detto il ministro della Cultura Franceschini.
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