La proposta di abolizione del valore legale del titolo di studio e la cancellazione della contestuale valutazione ai fini della graduatoria dei concorsi pubblici come titolo culturale rappresenta un ulteriore schiaffo alla dignità dello stato e della persona.
In questo modo viene ulteriormente mortificato l’impegno e la passione per lo studio.
A cosa serve allora conseguire una laurea per poi non vedersela valutata ai fini della partecipazione ad un pubblico concorso?
Non si era parlato tempo fa di valorizzazione del merito? E allora come lo valorizziamo questo “benedetto” merito se non diamo credito e sostanza ai titoli di studio. In Italia ci sono molti giovani che hanno conseguito fior di titoli culturali (doppie lauree, master, perfezionamenti, dottorati, specializzazioni che desiderano spendere adeguatamente nel mondo del lavoro.
Che cosa diciamo loro? I titoli che avete conseguito con passione e sacrificio in questa Nazione non valgono più perché sono diventati carta straccia. E non lamentiamoci che in Italia si assiste ad una inesorabile fuga dei cervelli di giovani e bravissimi ricercatori, i quali, purtroppo, in Italia non trovano spazio ed affermazione professionale, mentre all’estero sì.
Stiamo, ormai, perdendo tutte le migliori menti ed energie del nostro Paese destinato, com’è, ad uno spaventoso declino culturale.
Non ci resta che citare il sommo Poeta che nell’Inferno scriveva laconicamente “Perdete ogni speranza voi ch’entrate”. E la speranza le giovani generazioni l’hanno perduta per sempre!
Mario Bocola