Si stanno delineando i contorni reali della notizia sulla progressiva abolizione dei test di ingresso Medicina.
Ma qualche chiarimento, su questo punto controverso, credo sia più di un atto dovuto.
Ad esempio, è vero che aumentando gli iscritti a Medicina si potrà, viste le note carenze, far fronte alle tante richieste?
La risposta non è automatica.
Il motivo è semplice. Perché se non si aumenta il numero delle borse di specialità, si rischia anzi di aumentare il numero dei medici neolaureati che saranno costretti ad andare all’estero. In Italia, infatti, per lavorare nel nostro SSN è necessaria la specializzazione, oppure il diploma di medicina generale.
Altro chiarimento sul rimando al “modello francese”.
In Francia, come è noto, vi è il numero chiuso, ancora più restrittivo che da noi, perché è prevista la frequenza di un anno di Università solo per provare il test.
Resta, infine, la questione più spinosa: e i fondi necessari per garantire la maggiore frequenza universitaria?
Pensiamo, solo per dare un numero, all’ipotesi di 60.000 studenti al primo anno: aule, spazi, sedi, docenti?
Non sarebbe meglio riservare questi nuovi fondi per garantire più borse di specializzazione? Solo così daremmo una mano al sistema sanitario, per il grave deficit di medici che si registrerà, ancor più, con il pensionamento derivante dalla annunciata riforma della Fornero.
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