Nel dibattito sulla abrogazione/modifica della legge 53 interviene il “Manifesto dei 500” al quale fanno riferimento docenti e genitori delle scuole torinesi.
Con una lettera aperta al Movimento di Retescuole di Milano il “Manifesto dei 500” prende posizione sulla proposta di legge di iniziativa popolare considerata troppo dettagliata e addirittura vicina per alcuni aspetti alle proposte “morattiane”.
I “torinesi” del Manifesto non condividono per esempio l’idea che scuola primaria e scuola secondaria di I grado facciano parte dello stesso ciclo di istruzione e men che meno condividono l’abolizione dell’esame di quinta elementare.
Colpisce nella lettera del “Manifesto” l’attacco all’ipotesi di soluzione relativa al secondo ciclo prospettata nel disegno di legge di ReteScuola: l’alternativa al “doppio canale” o alla licealizzazione dell’istruzione tecnica sarebbe, secondo ReteScuola, un sistema unitario con un biennio comune all’uscita dalla secondaria di I grado e un triennio diversificato.
Ipotesi che potrebbe trovare d’accordo larghi settori dell’opposizione “istituzionale”, come per esempio Cgil-Flc e Cidi.
Ma in realtà questi contrasti interni al Movimento “anti-morattiano” dimostrano che le eventuali risposte di un futuro Governo di centro-sinistra difficilmente riscuoterebbero il consenso di quelle stesse forze che ora stanno contrastando la riforma Moratti.
Intanto sabato 10 settembre a Firenze è in programma un incontro del Comitato per la Scuola della Repubblica che pur concordando in linea di massima con la proposta milanese ritiene che l’abrogazione della legge n. 53 e di tutti i decreti applicativi debba essere uno dei primi atti politici della futura maggioranza di Governo.