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Abusi di potere a scuola, Auci (Snals): “Ds, responsabile della salute del personale, può essere coinvolto e non super partes”

Bossing scuola: cos’è? Come agire se si è vittime di prevaricazioni o abusi di potere da parte dei propri superiori? Ne abbiamo parlato oggi con il segretario provinciale dello Snals Treviso Salvatore Auci, che ha spiegato come bisogna agire in questi casi e quale potrebbe essere una soluzione per ridurre questo tipo di fenomeno, alquanto comune di recente nelle scuole. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come si manifestano gli abusi di potere a scuola?

“Sotto forma di comportamenti persecutori, azioni ostili e discriminatorie, critiche continue sul lavoro svolto, aggressioni fisiche o verbali, assegnazione di compiti a volte impossibili da portare a termine, intimidazioni, demansionamento, ripetute sanzioni disciplinari, ingiustificato diniego di ferie o permessi”.

“Spesso i dipendenti tendono a non ribellarsi, per “quieto vivere”, per paura di ritorsioni. Ma questo crea ancora più stress, frustrazione, malessere psicofisico. In caso di bossing può avere luogo un aumento inspiegabile di richieste di mobilità, di trasferimento in un’altra sede di docenti di una stessa scuola”.

Cosa possono fare le vittime?

“Ovviamente si può denunciare l’azione subita o rivolgersi ad un avvocato penalista per presentare un’azione giudiziaria nei confronti della persona che si ritiene sia responsabile di azioni bossizzanti. In questo caso le autorità competenti sono polizia giudiziaria, la Procura della Repubblica, la Questura, la Polizia di Stato, i Carabinieri”.

“Prima di fare tutto ciò consigliamo però di rivolgersi ad un sindacato per informazioni su come cominciare a difendersi. Inoltre prima di passare a vie legali bisogna riuscire a provare la sussistenza di elementi costitutivi del fenomeno. Occorre dimostrare le azioni subite, l’intento persecutorio, le discriminazioni e la loro sistematicità e divisione nel tempo. Va anche trovato un nesso di causalità tra le condotte lamentate e i pregiudizi subiti. Devono anche essere dimostrati i danni riportati a seguito di queste azioni. L’esempio tipico è la presenza di una forma di depressione nella vittima. Risulta anche necessaria la raccolta di tutte le prove possibili: mail, sms, documenti recapitati, registrazioni audio delle parole, delle grida”.

“Non dimentichiamo l’importanza di segnalare volta per volta per iscritto al dirigente scolastico degli eventi bossizzanti. Il dirigente scolastico è il responsabile della salute del personale ai sensi del decreto legislativo 81 del 2008. Solo dopo la raccolta di una certa quantità di prove si può denunciare il fatto all’autorità giudiziaria sporgendo querela”.

“Nell’ordinamento italiano non esiste una disciplina specifica dedicata a questo fenomeno. Sono comunque molte le norme a tutela dei lavoratori che consentono di attribuire rilievo a queste condotte: il Codice civile, articoli 1170, 1375, 2043, 2049 e 2103, il D.Lgs. 81/2008 – articolo 28, o addirittura, il Codice Penale, articoli 323, 582, 590, 610, 612 e 660”.

Come mai si sente parlare da poco di questo fenomeno?

“Sembra esserci un incremento esponenziale dei casi di recente. Ci siamo chiesti il motivo. A nostro parere molto ha fatto l’avvento dell’autonomia scolastica. Il bossing tradizionalmente è legato al lavoro privato. Da quando il preside, da “primo tra pari”, l’insegnante più anziano, che conosceva bene la didattica e la pedagogia, è diventato quasi un manager d’azienda. La maggiore privatizzazione della scuola, a nostro avviso, potrebbe aver creato, oltre ad un eccessivo potere del dirigente, tutti i presupposti per l’incremento di fenomeni di bossing”.

“Anomali fenomeni comportamentali potrebbero essere dovuti all’eccessivo stress cui sono sottoposti i dirigenti scolastici, legato principalmente alle troppe incombenze che devono gestire o alle responsabilità della funzione, ma anche al difficile compito di dover fare funzionare le scuole con personale docente e ATA palesemente insufficiente. Detto ciò non sono giustificabili questi eccessi personali, su cui si deve intervenire”.

Cosa si può fare per ridurre queste eventualità?

“Siamo convinti che si possa fare qualcosa. Il rinnovo della parte normativa potrebbe essere l’occasione giusta per cercare di prevenire o almeno contenere questo fenomeno. Una riflessione approfondita merita la parte sulle sanzioni disciplinari, soprattutto per quanto concerne la loro somministrazione. Con il nuovo contratto si vuole assegnare al dirigente scolastico non solo per quanto riguarda gli Ata ma anche i docenti. Il dirigente rischia di non essere al di sopra delle parti, spesso è coinvolto in questo fenomeno e rischia di non poter dare eque sanzioni”.

“Si dovrebbe intervenire per evitare un ‘doppio taglio’ alle amministrazioni: il primo danno è rappresentato dall’impatto negativo sul lavoro svolto dal dipendente. Chi subisce bossing lavora male, si assenta. Il secondo è rappresentato da eventuali cause, per cui il Ministero deve difendere con l’Avvocatura di Stato per difendere l’amministrazione. Si potrebbe intervenire anche sul prossimo contratto dell’area guida della dirigenza. Inserire nell’articolato del contratto per i dirigenti l’avvio automatico del procedimento disciplinare mediante contestazione del direttore regionale nei confronti del dirigente scolastico quando il direttore regionale ha notizia di questo tipo di comportamenti, così come avviene nel caso delle segnalazioni su docenti e Ata da parte di genitori o studenti a dirigenti scolastici. Questa potrebbe essere una soluzione. Ad oggi il personale scolastico, comunicando al direttore regionale eventuali problemi, difficilmente riesce a sortire effetti positivi. Un atto dovuto nel momento in cui un direttore regionale riceve una segnalazione potrebbe ridurre eventuali azioni di tipo bossizzante”.

Laura Bombaci

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