C’era una volta una terra in cui allignava il tempo pieno a scuola: più che al sud, più che nelle altre terre di Toscana. Il nome di questa città era Firenze e grandi battaglie erano state fatte per donare ai bimbi una didattica laboratoriale, dai tempi distesi, a misura di bambino. Poi arrivarono dal nord i tagli Moratti e Gelmini e questa terra salvò il salvabile, per così dire, si adattò. Mentre nei comuni del circondario si applicò rigorosamente la legge, già alcuni anni fa a Firenze si fece una pensata: dare a tutte le classi della primaria 36 ore, indipendentemente che fossero autorizzate a 27 o a 40 ore, e coprire la differenza oraria con educatori del comune e laboratori a pagamento.
Si tratta ovviamente di un abuso: i genitori chiedono l’iscrizione al tempo pieno, formalmente la ottengono, poi devono mettere mano al portafoglio e contentarsi della sorveglianza offerta al venerdì pomeriggio. Si tratta anche di poca accortezza, perché molti dirigenti non hanno chiesto l’aumento delle classi a tempo pieno quando sarebbe stato loro possibile. I dirigenti scolastici, da noi interpellati, si scusano dicendo che questa situazione è da sempre a conoscenza sia del comune di Firenze, che fornisce gli educatori, sia dell’Ufficio scolastico territoriale. Poi si stringono nelle spalle e chiedono cosa avrebbero dovuto fare, aggiungendo sottovoce che altrimenti le maestre, alla proposta di tornare a lavorare il venerdì pomeriggio, si sarebbero rivoltate.
Nel febbraio 2015, su segnalazione di un gruppo di genitori, abbiamo segnalato come Associazione genitori A.Ge. Toscana il verificarsi di questa situazione nelle classi prime di una scuola elementare del Quartiere 2 di Firenze e subito la situazione è stata sanata, almeno per le classi prime.
Quando però alcuni genitori di una scuola vicina hanno chiesto di avere anche loro 40 ore invece che 36 sono iniziati i guai: si era ormai a luglio e i vari funzionari hanno iniziato a nicchiare. L’Ufficio scolastico regionale per la Toscana, che ha ricevuto da noi due segnalazioni via PEC (in data 4 luglio e 27 ottobre), alla fine ha inviato un’ispezione e in prima istanza non si è degnato neppure di risponderci, visto che –a quanto ci hanno poi detto- gli ispettori hanno verificato che non era stato fatto in cattiva fede e in fondo il tempo scuola della primaria è sempre una grande incognita, poiché non è possibile sapere quanto dura la pausa pranzo (sic!). Da notare che l’escamotage dell’ispezione dagli esiti bonari è una prassi ormai consolidata nell’Ufficio scolastico territoriale di Firenze, con buona pace dell’on. Brunetta e del suo -un tempo temuto- decreto legislativo 150/2009. D’altronde siamo in Italia e si sa…
Abbiamo tempestato di telefonate fino all’ultimo, fidando che alla fine prevalesse il rispetto delle norme – e quindi dei diritti di genitori e bambini – grazie all’organico potenziato, che appunto dovrebbe aumentare l’offerta formativa, ma a quanto pare questi signori sono consapevoli di avere l’impunità e fra promesse non mantenute e scuse incredibili per negarsi a chi chiede loro conto di tali promesse, la tirano lunga fino al fatidico 15 gennaio 2016, quando sperano che i Consigli d’istituto facciano atto di autolesionismo e deliberino la primaria funzionante a 36 ore nel Piano triennale dell’offerta formativa.
Malauguratamente per loro, ci abbiamo pensato noi come A.Ge. Toscana a informare i consigli d’istituto che è loro diritto avere il tempo scuola a 40 ore, se richiesto, e a invitarli a non deliberare a favore delle 36 ore, che sono lesive dei diritti dei bambini e delle famiglie.
Ecco la seconda lettera inviata al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, datata 27 ottobre 2015 e formalmente senza risposta (clicca qui)